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Sanità malata: ‘quota 100’ svuota corsie, medici che snobbano il Molise e troppe carenze croniche

Tecla Boccardo (Uil) lancia l’allarme e auspica che, contestualmente alle migliaia di pensionamenti, si possa procedere alle assunzioni. L’appello alla struttura commissariale: fatevi portavoce delle nostre istanze e delle difficoltà del nostro territorio


CAMPOBASSO. Se nessun medico pare abbia intenzione di venire ad onorare il ‘giuramento di Ippocrate’ in Molise, visti i concorsi che vanno deserti ormai da tempo, anche il personale infermieristico, che ha raggiunto i requisiti, pensa di usufruire in massa del pensionamento. E così, stando alle stime, potrebbero sparire dalle corsie e dai reparti degli ospedali molisani oltre 1200 infermieri.

Una mazzata per il ‘malatissimo’ sistema sanitario molisano. Come denuncia il segretario regionale della Uil, Tecla Boccardo, in Molise l’incremento del personale rispetto al fabbisogno è “davvero irrisorio e chiaramente insufficiente rispetto alle attuali esigenze del sistema. Un sistema, in piena emergenza, che ha urgente bisogno di rinforzi sia nelle strutture ospedaliere che in quelle territoriali dislocate sui territori e senza tralasciare le carenze legate anche alle strumentazioni”.

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La Uil Flp, quindi, accoglie positivamente la volontà di presentare un emendamento da parte del Governo, che va nella direzione richiesta e spesso sollecitata, con il quale si consentirà alle aziende e ad enti del servizio sanitario di poter assumere -contestualmente alle cessazioni che si verificheranno in corso d’anno – nuovo personale.

“Qualora l’emendamento venisse approvato – articola Tecla Boccardo – tra le altre cose, verrebbe ampliata fino ai cinque anni precedenti la possibilità di utilizzare i resti da mancate assunzioni (in pratica dal 2014 al 2018) nel rispetto del turn over consentito e si potrebbe sostituire il personale cessato anche nei premi mesi del 2019, a seguito della “Quota 100”.

Rispetto alla disastrata sanità molisana, la Boccardo insiste: “ci preme lanciare un nuovo allarme rispetto a quanto si sta verificando negli ultimi giorni all’interno dei pronto soccorso, special modo in quello di Termoli, letteralmente presi d’assalto dall’utenza, con gravi difficoltà per quanti vi operano e inevitabili disservizi per gli utenti. E se questo si verifica in questo periodo, proviamo ad immaginare cosa potrà accadere nei mesi estivi, qualora non si interverrà in maniera concreta e decisa sul fenomeno. Rinforzando la medicina sui territori, sicuramente si porrebbe parziale rimedio a questo utilizzo incontrollato dei Pronto Soccorso, così come creando anche in Molise gli ambulatori infermieristici, che molte aziende sanitarie locali stanno valorizzando in diverse regioni italiane, essendo essi un nodo strategico del sistema delle cure primarie, che fornisce risposte assistenziali adeguate nei confronti di eventi acuti e patologie cronico-degenerative.

Ormai non è più rinviabile neppure la creazione di una rete coordinata emergenza/urgenza (sperando si risolva anche il problema legato alla strutturazione del servizio di 118) che in caso di patologie tempo-dipendenti riesca a servirsi della struttura più idonea, scongiurando trasferimenti e spostamenti ‘a posteriori’ che mettono a rischio la vita del paziente.

Purtroppo, venendo alle questioni specificatamente legate al personale, anche rispetto a qualche procedura concorsuale e a quelle di stabilizzazione che cominciamo a vedere, siamo dinanzi a immissioni in ruolo su posti già esistenti e resi disponibili da scadenze di contratti, pensionamenti o, ancor peggio, da professionisti che lasciano il Molise. Siamo in attesa da oltre un anno, invece, delle stabilizzazioni che diano seguito al Decreto Madia, opportunità che poteva e doveva essere colta, ma che ancora non vede neppure la ricognizione del personale e le relative esigenze del territorio.”

L’appello alla struttura commissariale è quindi pressante.

“Speriamo che i nostri Commissari, di nomina governativa, si facciano portavoce di queste istanze nei confronti del Governo centrale e che diano avvio a un vero e proprio percorso di potenziamento del nostro sistema sanitario, anche perché cominciamo a vedere gli effetti della chiusura degli ospedali, a cui non sono seguite azioni di bilanciamento e riequilibrio dell’offerta e che vede come conseguenza lo spopolamento delle aree interne e, troppo spesso, direttamente l’esodo verso altre regioni da parte di chi non trova lavoro e quanti non vedono garantiti i minimi servizi sanitari. Ci attendiamo – conclude Boccardo – che rispetto alla elaborazione del nuovo piano triennale i Commissari, tengano in giusta considerazione quanto sollecitiamo, avviando un percorso condiviso con i Sindacati, affinché portino a Roma le nostre istanze, specificando i nostri disagi infrastrutturali, le difficoltà legate ai collegamenti interni e alla carenza di personale e si comincino a dare delle risposte ai cittadini, magari senza un ulteriore aggravio per le loro tasche.

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