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La rivolta dei detenuti, Di Giacomo visita il carcere: celle che scoppiano, in 5 dove dovrebbero stare in due

La seconda sezione, quella dove è scoppiata la protesta, sarà chiusa a giorni. I venti ospiti dovranno essere trasferiti in altri istituti penitenziari perché la situazione attuale è già a rischio: sono 180 attualmente i reclusi in via Cavour, struttura che ne potrebbe accogliere al massimo 106. GUARDA LA VIDEOINTERVISTA


di Lucia Sammartino

CAMPOBASSO. Una visita all’interno della sezione dove mercoledì scorso otto detenuti hanno inscenato la clamorosa protesta che ha messo a ferro e fuoco l’ala del carcere di Campobasso dove è avvenuta. Evidenti i danni alla struttura che sarà chiusa.

E poi il ‘solito’ sovraffollamento, le minacce da parte di ‘fantomatiche’ consorti di generici detenuti e l’avvicendamento ai vertici della direzione dell’istituto carcerario del capoluogo.

Il primo giugno – anche l’insediamento avverrà dopo qualche giorno, per la concomitante assenza della diretta interessata – arriverà in qualità di direttore definitivo Rosa La Ginestra, che dirige la struttura di Larino, con evidenti risultati che ne fanno un fiore all’occhiello del sistema carcerario italiano.

Aldo Di Giacomo torna ‘sul luogo del delitto’ – il carcere di via Cavour a Campobasso – e racconta gli esiti della sua visita con la consueta conferenza stampa fuori dai cancelli dell’istituto penitenziario.

“E stata disposta la chiusura della seconda sezione, c’è già il decreto. Siamo qui per verificare anche le condizioni in cui sta operando il personale della polizia penitenziaria – spiega Di Giacomo – Ci auguriamo che la situazione rientri, sono stati giorni molto complessi e anche di visibilità negativa. Spero che, sul carcere di Campobasso, si spengano i riflettori in modo tale da restituire serenità agli operatori. La situazione oggi è critica: ci sono celle con cinque detenuti, e ne possono ospitare al massimo due. Nei prossimi giorni ci saranno anche altri avvicendamenti – rimarca Di Giacomo – e cercheremo di far funzionare il carcere nel modo migliore possibile”.

L’avvicendamento, da quanto spiegato proprio dal segretario del Spp, potrebbe riguardare il comandante che dovrebbe prendere un periodo di riposo.

“Non si tratta di un atto punitivo – spiega con veemenza Di Giacomo, ipotizzando forse possibili retropensieri -, è il giusto riposo che spetta ad un operatore instancabile, per il grande lavoro fatto e per l’impegno profuso in questa amministrazione penitenziaria. Non si è mai lamentato, è giusto che adesso si prenda un po’ di tempo per se stesso”.

La visita nel carcere ha evidenziato il problema del sovraffollamento, come spiega ancora Aldo Di Giacomo. “Un problema generale delle carceri italiane, attualmente in Italia ci sono 60.700 detenuti, un numero enorme. In questa struttura carceraria, a fronte di un limite di 106 ospiti, ce ne sono 180”.

Quando chiuderà la seconda sezione (che è quella interessata dal decreto, successivo ai fatti di mercoledì scorso, ndr), i 20 detenuti che attualmente vi sono rinchiusi dovranno trovare accoglienza in altre strutture del territorio. La situazione quindi è al limite, come il sistema che mostra falle continue. Ed è sempre questo il tasto dolente sul quale Di Giacomo spinge.

Detenuti borderline, con evidenti problemi psichiatrici, di tossicodipendenza o di alcolismo.

“Non è il modo di scontare la pena – continua Di Giacomo – né per loro visto che il fine ultimo è la riabilitazione né per gli agenti che lavorano nella struttura. Conosco molto bene e apprezzo il grande lavoro e la professionalità di Rosa La Ginestra, è il mio direttore visto che presto servizio a Larino: è uno dei migliori dirigenti dell’amministrazione penitenziaria possa vantarsi di avere, conosce le problematiche e di certo avremo moto di affrontare la situazione dell’istituto di Campobasso. Ma più che l’impegno di un singolo direttore nel trovare il modo di cambiare tutto, è evidente che si tratti di tematiche nazionali, che dovrebbe affrontare seriamente la politica”.

Il segretario generale, proprio per il suo esporsi circa la situazione degli istituti di pena, mettendoci sempre la faccia, è stato oggetto anche di ‘attenzione’ da parte della consorte di un detenuto (che si è dichiarata tale). In una lettera ha chiesto le scuse, da rivolgere ai detenuti della terza sezione. Una minaccia, ammantata da una cortina di fumo? “Mi sembra chiaro: per chi fa questo mestiere con serietà, impegno anche in favore dei detenuti, quella lettera desta qualche pensiero”.

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