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Punto nascita Termoli, i 5 Stelle: epilogo annunciato, indifendibile da troppo tempo

Fabrizio Ortis, Valerio Fontana e Andrea Greco hanno illustrato le motivazioni che hanno portato al decreto di chiusura a partire dal primo luglio


CAMPOBASSO. Si affidano ad una diretta Facebook il senatore Fabrizio Ortis e i consiglieri Valerio Fontana e Andrea Greco per spiegare le motivazioni che hanno portato alla chiusura del Punto Nascita del San Timoteo di Termoli.

Fatti già noti, che hanno subito una improvvisa accelerazione all’inizio di questa settimana quando è arrivato il decreto della struttura commissariale.

“La chiusura del Punto nascita di Termoli è l’epilogo annunciato di una pessima gestione politica della sanità. Primo grande ostacolo che il Ministro Giulia Grillo sta provando a superare con misure che eliminino, una volta per tutte, le mani della politica dalla sanità” sottolineano i tre pentastellati.

Il senatore Ortis ha rimarcato che “da almeno 5 anni il Punto Nascita di Termoli non riesce a garantire i criteri di sicurezza previsti: la qualità dei servizi erogati è andata via via a degradarsi per la mancanza di una sala operatoria ad hoc, per la carenza di pediatri e per altri standard di sicurezza, decisi nella Conferenza Stato–Regioni del 2010 che il reparto del San Timoteo non raggiungeva. Deve essere chiaro a tutti che questi problemi giungono da anni di mala gestione da parte di Commissari ad Acta che erano anche presidenti di Regione. Il Punto nascita di Termoli dal 2014 non garantisce il minimo necessario di 500 parti l’anno, nel 2018 si è fermato a 353 parti. Questo ci taglia fuori, con la possibilità di andare in deroga qualora sussistano determinati standard di sicurezza. Ed è proprio qui il punto. Questi standard di sicurezza non ci sono, e questo è noto dal 2014, da quando cioè la Regione Molise ha avuto dei richiami sia dai tavoli tecnici che dai ministeri. Dal 2014 i Commissari ad Acta e presidenti di Regione sono stati sollecitati a porre rimedio a questa carenza dei servizi, ma nulla è stato fatto”.

Anche il consigliere Valerio Fontana ha sottolineato le tappe di questa vicenda “dolorosa per l’intera comunità termolese e bassomolisana” rimarcando come il Movimento abbia messo la sanità al primo posto delle attività istituzionali e politiche. “Abbiamo interloquito con il Comitato Tecnico Percorso Nascita, adibito a verificare se un punto nascita abbia o meno i requisiti per restare attivo sul territorio. Il presidente ci ha mostrato il loro modus operandi: tra i requisiti più importanti inseriti nelle voci della griglia, ovviamente, vi è il raggiungimento dei 500 parti nell’arco di un anno. Termoli non ha raggiunto questo requisito per la cosiddetta ‘mobilità attiva’: tante persone basso molisane sono andate a partorire altrove, invece che a Termoli. A Vasto, dati alla mano, hanno partorito ben 230 mamme basso molisane di cui 182 termolesi. Questi dati rendono chiaro a tutti che il Punto nascita di Termoli non è sicuro. Dovrebbe avere in organico 8 ginecologi e ne ha solo 3, non ha una sala operatoria all’interno nel suo reparto, non ha anestesisti fissi e non è disponibile il servizio di trasporto per emergenza neonatale. E questo vuol dire che un protocollo Sten non è mai stato attivato nella nostra regione. Ricordo che con le eccedenze dei nostri stipendi, invece, siamo riusciti a comprare e donare all’Asrem l’ambulanza neonatale con la speranza di salvare quel Punto nascita. Ma la verità è che sarebbe stata un’impresa ai limiti del possibile salvarlo, poiché era indifendibile già da troppo tempo”.

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