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Punto nascita salvo, fino al 24 luglio. L’avvocato Romano ‘chiama’ Asrem e struttura commissariale: ora tocca a loro

Il legale che, assieme a Vincenzo Iacovino, ha presentato ricorso al Tar per conto di 13 sindaci e un nutrito gruppo di future mamme rimarca come sia sbagliato delegare la soluzione del problema al Tribunale Amministrativo. Ora la carenza di medici si può sanare grazie agli effetti del Decreto Calabria


di Lucia Sammartino

CAMPOBASSO. “Il Tar oggi, con il decreto cautelare, ha salvaguardato il diritto costituzionale alla salute. Ma sarebbe sbagliato delegare al Tribunale amministrativo regionale la soluzione del problema che spetta alla politica”.

Massimo Romano, uno dei legali che assiste le amministrazioni del basso Molise e le future mamme che hanno deciso di ricorrere alla Giustizia ed evitare con ogni mezzo possibile la chiusura del Punto Nascita del San Timoteo di Termoli, guarda già al 24 luglio.

Giorno in cui il Tar si esprimerà nel merito del ricorso. Intanto, oggi, il primo punto a favore è stato incassato: il reparto potrà accogliere ancora donne in ‘dolce attesa’ e che vorranno partorire nel nosocomio termolese.

E quello che è diventato il leit motiv di queste due ultime settimane di mobilitazione e di battaglia, partite dal territorio con il coinvolgimento di decine di cittadine e cittadini del basso Molise al grido di ‘Voglio nascere a Termoli’, almeno per il prossimi 16 giorni si potrà realizzare.

Oggi il territorio, i cittadini si aspettano che sulla base del pronunciamento odierno del Tar Molise, gli organi competenti si facciano carico di individuare una soluzione per mantenere aperto quel presidio sanitario” dice ancora Massimo Romano.

Struttura Commissariale e Asrem sono chiamati a ‘risolvere’ con azioni di prospettiva, quindi, i problemi del Punto Nascita del San Timoteo.

Che sono, in primis, la carenza di medici e, di conseguenza, il numero dei parti. E sul primo fronte, c’è il Decreto Calabria che entra in soccorso. Da una condizione poi, giocoforza, discende anche l’altra. La maggiore sicurezza offerta alle pazienti e ai bambini (legata ad un numero congruo di professionalità) dovrebbe di fatto portare le gestanti a rivolgersi al Punto Nascita di Termoli.

Sempre che le criticità siano solo queste. “Nel provvedimento – rimarca Massimo Romano – vengono segnalati il numero dei parti al di sotto della soglia dei 500 e la carenza dei medici. E su queste noi abbiamo lavorato per il ricorso”.

A fine giugno, però, nel corso della conferenza stampa dei vertici Asrem, alla presenza della struttura commissariale, della dottoressa Gabriella Ruzzi e della neonatologa del Cardarelli Deborah Simonetti, si è parlato diffusamente anche di altre carenze, che rientrano – secondo quanto hanno dichiarato in quella sede – nel deficit degli standard di sicurezza che sarebbero alla base del provvedimento di chiusura, arrivato ad inizio estate sebbene fosse nell’aria da anni e anni.

Una sala operatoria non dedicata, ad esempio. L’assenza di quei presidi medici indispensabili nell’eventualità ci fossero urgenze neonatali, altro tassello aggiunto sempre in quella sede.

E di questi temi, nella nota a contenuto provvedimentale avverso la quale i legali Romano e Iacovino, in nome e per conto di 13 sindaci e una ventina di future mamme hanno prodotto ricorso al Tar, non pare esservi traccia.

Intanto, il reparto riapre: potrà accogliere le future mamme che decideranno di far nascere i propri figli a Termoli almeno fino al 24 luglio.

Una prima battaglia vinta, per le donne e gli uomini che hanno dato il via alla mobilitazione attraverso il gruppo Facebook ’Voglio Nascere a Termoli’ e per i cittadini del basso Molise che, attraverso i sindaci, hanno reagito alle decisioni calate dall’alto, con la calcolatrice alla mano.

 

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redazione

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