I 5 Stelle al Tar per l’accesso agli atti, ricorso rigettato: monitoraggio che eccede la funzione di controllo

La sentenza pubblicata ieri. I quattro consiglieri regionali del Movimento avevano deciso di adire le vie legali per poter visionare tutti i documenti e gli atti contenuti nella piattaforma informatica della Regione

CAMPOBASSO. Ricorso rigettato: i giudici del Tar Molise hanno respinto l’istanza avanzata da quattro consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle che hanno inteso rivolgersi all’autorità giudiziaria per ottenere l’accesso alla sezione ‘Contabilità e Patrimonio’ della piattaforma Urbi, in pratica la banca dati dei documenti e degli atti ufficiali dell’intero Sistema Regione.

Come si ricorderà il caso era scoppiato nel maggio scorso, quando il Consiglio regionale stava affrontando la sessione di Bilancio, durata quasi una settimana.

In quell’occasione il Movimento denunciò l’impossibilità di poter accedere alla documentazione relativa ai capitoli di Bilancio regionale e agli appostamenti. Materiale ‘contenuto’ nel sistema al quale, però, i consiglieri non avevano accesso.

La questione andava avanti dal mese di novembre quando era stata inoltrata richiesta formale al governatore Toma che però aveva negato l’accesso alla piattaforma. E fra note ufficiali, richieste e risposte si è arrivati al 17 maggio quando i consiglieri regionali hanno comunicato di aver intrapreso la strada del ricorso.

“Siamo stati costretti – disse allora il pentastellato Valerio Fontana – vista l’impossibilità di poter accedere a documenti indispensabili per poter svolgere il nostro mandato. E’ quasi un anno che chiediamo l’accesso alla piattaforma Urbi Smart e la motivazione per la quale tale funzione è stata disabilitata ci ha lasciato ancora più basiti. In pratica, per ‘ovvi motivi legati alla sicurezza dei dati, l’accesso è disabilitato ai non addetti ai lavori’. Quindi i consiglieri regionali non sono ‘addetti ai lavori’? Il consigliere ha il sacrosanto diritto di avere contezza degli atti, è evidente una violazione dei nostri diritti perché impossibilitati ad esercitare il mandato”.