L’apertura del ministro Speranza ad una revisione del numero di nascite però non piace ai medici del settore. Novità anche sul fronte della carenza dei medici: ecco le proposte sulle quali adesso si apre il confronto con le Regioni


di Lucia Sammartino

CAMPOBASSO. Giornata rilevante, in tema di Sanità, quella che ha visto impegnato il governatore, in Commissione Salute.

Un incontro che di fatto lo ha rasserenato, visti gli esiti anche se già oggi le Società Scientifiche dell’area Ostetrica e Ginecologica alzano le barricate contro l’ipotesi sulla quale si è registrata l’apertura del ministro Speranza, tra l’altro anticipata alla deputata molisana Giusy Occhionero. Da parte del titolare del Dicastero, c’è la disponibilità a ragionare con le Regioni sulla revisione dei parametri che regolano i Punti Nascita, un tema che riguarda molto da vicino i reparti del San Timoteo di Termoli e del Veneziale di Isernia.

“Registro una accelerazione per aprire il tavolo sul Patto per la Salute – ha spiegato il presidente Donato Toma di rientro da Roma – e una attenzione ai temi che ho proposto, come quello del commissariamento. Dal Tavolo tecnico ci sono anche proposte molto interessanti per la risoluzione delle carenze di organico. Il presidente Bonaccini ieri ha incontrato il ministro Speranza al quale ha rappresentato la necessità di un confronto diretto con le Regioni sulle criticità e anche sulla questione della revisione dei parametri che regolano i Punti nascita, che non è affatto e solo un tema che riguarda il Molise da vicino”. L’appuntamento è fissato al 25 settembre, quando ci sarà la Conferenza dei Presidenti. E il giorno dopo, per un caso del destino, il Consiglio di Stato si esprimerà sul ricorso per il Punto nascita del San Timoteo.

Dalle Società Scientifiche dell’area Ostetrica e Ginecologica, Neonatologica e Pediatrica, come detto, è arrivato il ‘niet’: c’è “grande preoccupazione” rispetto alle notizie riguardanti il tema della revisione dei requisiti nazionali dei punti nascita, sollevata dal presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini durante l’incontro con il ministro della Sanità Speranza (in Emilia il 21.7% dei punti nascita registra meno di 500 nati all’anno, contro una media nazionale del 15%).

Per i medici delle tre aree – come riporta ‘Il Quotidiano Sanità’ – la richiesta rischia “di mettere in discussione i criteri che hanno portato al processo di razionalizzazione della rete dei punti nascita italiani, con la chiusura di quelli considerati non sicuri. Da quasi 10 anni le nostre società scientifiche sono impegnate, a fianco delle Istituzioni, nel sostenere l’attuazione dell’Accordo Stato-Regioni del 2010 che prevede, a tutela della sicurezza di mamma e bambino, la razionalizzazione e la chiusura progressiva dei punti nascita con meno di 500 parti l’anno. Avere la possibilità di partorire sul proprio territorio, ma mettere a rischio la salute e il benessere del bambino e della madre – spiegano i referenti delle tre aree in una nota congiunta – è una scelta che le Società Scientifiche non condividono.