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Ferì a morte un uomo al culmine di una rapina: il passato del detenuto evaso

L’uomo, Osli Shaqulli, fu latitante per ben quattro anni dopo l’omicidio. Ricerche a tappeto del 45enne, allontanatosi due giorni fa dal penitenziario di via Cavour a Campobasso per ragioni lavoro e mai rientrato


CAMPOBASSO. Alle spalle un omicidio, avvenuto al culmine di una rapina compiuta a Gioia del Colle il 6 gennaio del 2008. Dunque, una condanna a 11 anni e 8 mesi di reclusione inflitta dal tribunale di Bari.
Questo quanto emerge dal passato di Osli Shaqulli, il 45enne albanese, evaso dal carcere di Campobasso, due giorni fa, la mattina del 4 ottobre scorso, quando è uscito dal penitenziario per ragioni di lavoro (prestava attività presso l’istituto Agrario del capoluogo), senza farvi ritorno.

Le forze dell’ordine, a 48 ore dalla fuga, sono ancora sulle sue tracce. Non si esclude che abbia lasciato il Molise, finanche per tentare di raggiungere la sua terra d’origine. Ecco perché la sua foto segnaletica è stata diramata ovunque e i primi controlli sono stati eseguiti proprio sui mezzi di trasporto, quali treni e bus.

Shaquili fu arrestato il 20 novembre 2012 dall’Interpol, proprio in Albania, dopo quattro anni di latitanza e ricerche in mezza Europa.
“Era stato identificato poche settimane dopo il delitto – riportava gioianews.it al tempo (e se ne trovano riscontri nella sentenza num. 5968 della Sezione 1 penale della Corte d’Appello di Bari, ndr) -, quando, convocato dai carabinieri della compagnia di Gioia del Colle, aveva lasciato tracce del suo dna su un bicchiere in cui aveva bevuto dell’acqua in caserma. Quelle tracce di saliva erano poi state confrontate con il dna presente su una maglia sporca di sangue sequestrata in casa del 38enne. Sangue in parte dell’imputato e in parte della vittima”.

Durante il processo, celebrato con rito abbreviato, la ricostruzione dei fatti. In tre, mascherati con passamontagna e armati di pistola, fecero irruzione nei locali di pertinenza di un’azienda agricola, in via della Fiera, dove alcune persone stavano giocando a carte. La reazione dei presenti scatenò una violenta colluttazione. I rapinatori, dopo aver asportato circa 2mila euro, per garantirsi la fuga, esplosero diversi colpi di pistola che ferirono a morte l’imprenditore 40enne Giuseppe Intelletto.

In cella l’albanese, all’epoca dei fatti 38enne, confessò le sue responsabilità, confermando il coinvolgimento oltre che di Angelo Giannico, rintracciato solo più tardi, e condannato a 17 anni di reclusione, di una terza persona.

 

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