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Addio mazzette, ora si corrompe per un posto di lavoro. Cantone: Molise non immune

L’addio del presidente dell’Anac consente di mappare il territorio in base ai dati, rilanciati dalle agenzie di stampa, degli arresti per corruzione effettuati negli ultimi 3 anni. La ventesima regione in fondo alla classifica assieme al Friuli Venezia Giulia


CAMPOBASSO. La corruzione non abita qui, o per lo meno quella tipologia di ‘piovra’ alla quale siamo abituati. Molise in fondo classifica, ma questa volta è un dato positivo, visto che negli ultimi 3 anni non è stata registrata alcuna misura cautelare per tale reato come in Friuli Venezia Giulia. “Ciò non implica che queste due regioni possano considerarsi immuni, ma semplicemente che non vi sono state misure cautelari nel periodo in esame” ha specificato Raffaele Cantone che ieri, non senza amarezza, la lasciato l’Anac fornendo i dati del triennio 2016-2019 rilanciati dalle agenzie di stampa italiane.

Dati che consentono di mappare il territorio in base a questo denominatore comune e cristallizzano l’immagine di una regione che sembra immune dal fenomeno ma che forse conosce la sua versione ‘aggiornata’. Perché oggi la corruzione non è più la mazzetta, la tangente dei tempi della Milano da bere e di Tonino Di Pietro. Oggi è il posto di lavoro. E probabilmente è questo il motivo per il quale risulta molto più complicato ‘scoprirla’ e sradicare questo meccanismo perverso che tiene in ostaggio vite e destini.

Soprattutto al Sud l’assunzione di coniugi o familiari è stata riscontrata nel 13% dei casi. Il ricorso alla mazzetta avviene nel 48% delle vicende, spesso per importi esigui (2.000-3.000 euro ma in alcuni casi anche 50-100 euro appena) e talvolta come percentuale fissa sul valore degli appalti. Altri scambi riguardano l’assegnazione di prestazioni professionali (11%), specialmente sotto forma di consulenze o le regalie (7%). Ma ci sono anche benefit più insoliti (21%), come benzina, pasti, pernotti o ricompense attraverso ristrutturazioni edilizie, riparazioni, servizi di pulizia, persino traslochi e persino il pagamento di escort.

Le agenzie di stampa (Ansa Adnkronos e Italpress) hanno ‘battuto’ i numeri di un fenomeno verso il quale, e questo è il motivo del rammarico di Raffaele Cantone, pare non essere alcuna attenzione, nonostante sia pervasivo e criminale. Sul podio della corruzione, sempre in base al numero degli arresti per tale tipologia di reato, la Sicilia, con 28 episodi (il 18,4%), seguita dal Lazio con 22 casi (14,5%) e dalla Campania con 20 (13,2%). Seguono la Puglia con 16 casi (10,5%), la Calabria con 14 (9,2%), la Lombardia con 11 casi (7,2%). In Abruzzo, Liguria e Toscana sono stati sei gli episodi (3,9%). In Sardegna e Veneto quattro gli episodi registrati (2,6%), tre in Basilicata (2%). Nella parte bassa di questa classifica troviamo le regioni: Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, ognuna con due episodi (1,3%). C’è poi l’Umbria con un episodio rilevato (0,7%) e Molise e Friuli che non ne registrano.

Il presidente dell’Anac ha lasciato in anticipo sulla scadenza del mandato, fissata al prossimo mese di marzo. Lo aveva anticipato e le sue parole, oggi, hanno il senso di una missione impossibile. “La parola corruzione nell’ultimo periodo è quasi scomparsa dall’agenda. Sembra quasi nessuno non se ne occupi” rilanciano le agenzie di stampa. “La prossima settimana rientro in magistratura” ha spiegato il magistrato che tornerà quindi all’Ufficio del Massimario della Cassazione. “Il tema corruzione è scomparso dai riflettori. Sono oggettivamente preoccupato – ha detto all’Ansa -, l’ ho già fatto presente in sede delle apposite commissioni, dell’abbassamento di una serie di regole di cautela nel sistema di legge sugli appalti. Non so se sia frutto o meno di una diversa sensibilità ma registro questo dato”. Non mancano riflessioni che evidenziano delle divergenze sul nuovo decreto fiscale annunciato dal governo: “Giusto dare un segnale, va bene inasprire le pene ma non è con le manette che si vince l’evasione, così come per la corruzione”, ha commentato sottolineando l’importanza della prevenzione per evitare a monte che si verifichino questi tipi di reato, spesso protratti per anni.

Nel triennio 2016-2019, sempre secondo i dati rilanciati dalle agenzie di stampa, sono stati 207 i pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio indagati per corruzione. Tra questi, 43 politici arrestati: 20 sindaci, 6 vice-sindaci, 10 assessori (più altri 4 indagati) e 7 consiglieri. I Comuni rappresentano gli enti maggiormente a rischio, come si evince anche dalla disamina delle amministrazioni in cui si sono verificati episodi di corruzione: il 41% dei casi hanno avuto luogo proprio nei municipi, seguiti dalle società partecipate (16%) e dalle Aziende sanitarie (11%). Il settore più a rischio è quello legato ai lavori pubblici, seguito da quello dei rifiuti e quello sanitario.

Il denaro continua a rappresentare lo strumento più diffuso per l’illecito tanto da ricorrere nel 48% dei casi ma l’ abbandono del contante è legata spesso alla “difficoltà di occultamento delle somme illecitamente percepite e così si manifestano nuove e più pragmatiche forme di corruzione”.

E così oggi si corrompe per un posto di lavoro. E in una terra dove la disoccupazione è elevata, si insinua il dubbio che non sia tutto oro quello che luccica.

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redazione

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