Il rito del fuoco più grande e conosciuto al mondo incanta le migliaia di visitatori che hanno raggiunto Agnone. E quest’anno fa la Storia con Manuel, primo ‘ndocciatore diversamente abile di sempre a portare una torcia accesa. GUARDA IL VIDEO e LA FOTOGALLERY
AGNONE. Possono una tradizione antica e un simbolo potente quanto lo stesso spirito umano raccontare ed esprimere il bisogno e il dolore di una comunità che soffre dell’abbandono, dello spopolamento e dell’impoverimento del proprio territorio? Secondo gli agnonesi, decisamente si. Ed è tramite la ‘Ndocciata, il rito del fuoco più grande e conosciuto al mondo, che questa città e questa gente intende mandare a chi di dovere un messaggio forte e chiaro: esistiamo, siamo vivi e bruciamo come il fuoco, ma non vogliamo essere lasciati soli.
‘Senza viabilità, scuole e sanità le aree interne e la loro economia muoiono’. Questo è infatti il messaggio riportato su un manifestino affisso ai portoni e alle vetrine dei negozi lungo il corso principale dove ieri, come tradizione vuole, il corteo delle ‘ndocce si è rinnovato mantenendo intatta la sua magia. Lo scopo è stato quello di sensibilizzare le migliaia di convenuti, le istituzioni e la classe politica regionale a una maggiore attenzione per un territorio che di giorno in giorno perde letteralmente pezzi, soprattutto servizi vitali come quelli offerti dal presidio ospedaliero.
E sono davvero migliaia anche quest’anno le persone arrivate a Agnone per partecipare alla ‘Ndocciata. Lungo il percorso si sentono i diversi accenti del Molise, ma anche inflessioni romane, campane, milanesi, perfino straniere – all’evento erano presenti infatti anche i rappresentanti di sette Paesi europei arrivati ad Agnone per un meeting internazionale. La preparazione a partire dalle 16 circa, la trepidante attesa, e infine i rintocchi della campana provenienti dalla chiesa di Sant’Antonio che hanno aperto la sfilata: circa 800 persone tra portatori e figuranti per oltre 1300 ‘ndocce che hanno illuminato la notte agnonese, protetti dalla pesante cappa che ripara gli ndocciatori dal freddo e dalle ‘vecchie’ – le scintille prodotte dalla combustione. Il corteo di fuoco, come impone la tradizione, è terminato con il Falò della Fratellanza, dove vengono lasciate ardere le strutture in legno sotto lo sguardo meravigliato dei turisti, amorevole degli agnonesi e attento dei vigili del fuoco, cui va un plauso particolare assieme a tutto l’apparato di sicurezza e di ordine per aver garantito come ogni anno lo svolgimento sereno e senza incidenti della manifestazione.
Cinque le contrade protagoniste dell’evento: Colle Sente, San Quirico, Sant’Onofrio, Guastra, Capammonde e capaballe. I più piccoli hanno aperto la sfilata, mentre il corteo cresceva fino all’arrivo dei ‘pavoni di fuoco’ finali, composti da oltre venti fiaccole per un peso che può arrivare anche a 200 kg trasportati da un solo ‘ndocciatore. L’edizione 2019 segna anche la Storia per un piccolo ma importantissimo particolare: l’onore di aprire il corteo è infatti spettato al giovanissimo Manuel Di Filippo, primo ‘ndocciatore diversamente abile nella storia della ‘Ndocciata a portare una torcia accesa. Un segno di inclusione fortissimo che davvero sottolinea quanto questa manifestazione sia realizzata da donne e uomini attenti e orgogliosi del proprio territorio e di tutti i suoi figli.
Dal 2011 la ‘Ndocciata è entrata a pieno titolo nel “Patrimonio D’Italia Per La Tradizione”: figura infatti tra le 34 eccellenze italiane per capacità di mantenere vivo il folklore del proprio territorio nel rispetto degli animali e dell’ambiente, incentivando la partecipazione di turisti e visitatori. Alla ‘Ndocciata ha partecipato il governatore Donato Toma, insieme agli assessori regionali Vincenzo Cotugno e Luigi Mazzuto. Presente anche il prefetto Cinzia Guercio e il presidente della Provincia di Isernia Alfredo Ricci.
Pietro Ranieri
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