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Iorio fuori dalla maggioranza, il giallo della delega in bianco che lo defenestra dal centrodestra

Una riunione di maggioranza di pochi giorni fa avrebbe sancito la rottura con l’ex governatore e l’altra ‘ribelle’, Aida Romagnuolo. Un documento blinderebbe il governo regionale a 11, epurando chi ha espresso posizioni di dissenso. L’ex presidente non si nasconde e tira dritto: non partecipo più agli incontri di coalizione, la mia una posizione di autonomia


CAMPOBASSO. Michele Iorio e Aida Romagnuolo messi all’indice dalla maggioranza di centrodestra. Lunedì scorso, 16 dicembre, la riunione pomeridiana che avrebbe sancito la rottura definitiva con gli alleati: i fedelissimi del presidente Toma, con in testa il presidente del Consiglio Micone (Udc), il presidente della I Commissione Di Lucente (Popolari) e il sottosegretario Pallante (Fdi) avrebbero consegnato nelle sue mani una delega in bianco con la quale lo autorizzano a prendere le distanze, nei fatti, dai due consiglieri ‘ribelli’, protagonisti più volte di voti contrari in aula rispetto alla linea seguita dalla coalizione.

In sostanza, la maggioranza si sarebbe blindata a 11 (compresi il presidente del Consiglio Micone e il governatore), sancendo di fatto una diminuzione della forza politica di governo rispetto al voto scaturito dalle urne nell’aprile 2018, che aveva conferito al centrodestra 12 eletti più il presidente. Iorio e Romagnuolo – assenti a quella riunione – in pratica, sarebbero stati messi fuori, pur senza ufficializzare la rottura.

aida romagnuolo michele iorioMa l’indiscrezione sul clamoroso strappo sarebbe inevitabilmente arrivata all’orecchio dei diretti interessati. Pochi minuti fa lo stesso ex governatore, nel corso del suo intervento in Consiglio regionale sulla riforma del Trasporto pubblico locale – stroncato senza mezzi termini in una nota stampa inviata ai media martedì 17 dicembre (il giorno dopo la famigerata riunione, ndr) – ha fatto cenno al presunto documento di ‘epurazione’. Nell’annunciare il suo voto contrario, Iorio ha fatto una premessa politica esprimendo il proprio disagio “per la situazione che si è creata. Mi aspettavo più considerazione anche per la composizione della Giunta. E se la mia posizione crea imbarazzo, non partecipo più alle riunioni di maggioranza, dopo aver saputo che nell’ultima è stato fatto un documento nel quale si esprimono considerazioni spiacevoli sul mio comportamento. Resto uomo di centrodestra, a differenza di altri, ma annuncio al presidente che il mio gruppo assumerà una posizione autonoma. Voterò di volta in volta rispetto alle scelte della maggioranza, secondo ciò che ritengo opportuno”.

Una frattura ormai insanabile, è evidente, che apre scenari imponderabili in seno alla maggioranza di centrodestra a Palazzo D’Aimmo: 11 consiglieri sono il minimo sindacale, per andare avanti. Basterebbe che si sfilasse un solo pezzo in più per far saltare tutto.

Toccherà ora capire la posizione della Romagnuolo, mostratasi imprevedibile in più di un’occasione, rispetto al resto della sua (ex?) maggioranza. Ma certo è che il governo regionale, a 11, non può dormire sonni tranquilli.

 

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