“Ho 17 anni, vado a scuola, faccio la vita di qualsiasi altro studente”. Quello che i media nazionali spacciano per ‘provocazione’ nasconde invece atteggiamenti ben più pericolosi. GUARDA IL VIDEO
BOLOGNA. Proviamo per un momento a viaggiare con la fantasia. Immaginate di essere tranquillamente seduti sul divano. Vi chiamate Giovanni Savastano, figlio di Armando – napoletano doc – e vivete a Milano da anni. Da quando i vostri genitori si sono trasferiti per stare più vicini ai nonni del nord. È quasi ora di cena. Suonano al citofono. Non vi va proprio di rispondere, state cucinando, ma giù avete vostra madre che purtroppo non sta tanto bene. Vi preoccupate: potrebbe essere lei. Andate ad aprire.
“Buonasera, è vero che lei è il camorrista?”
“Come prego?”
“Si, insomma, Savastano. Suo padre pestava la gente nei vicoli a Napoli, vero? Me l’ha detto la signora Biagini del primo piano. Vuole smentire?”.
Quello che non sapete, nell’irritazione che provate in questo istante, è che giù al citofono assieme al simpatico individuo che vi sta interrogando preventivamente a sorpresa ci sono diverse telecamere puntate. E che l’individuo in questione non è uno qualunque, non è uno scherzo – come magari erroneamente potreste pensare. L’individuo in questione è uno dei maggiori supporter del nuovo candidato sindaco, un pezzo grosso della politica locale, che ha ricoperto cariche di spicco. Quello che non sapete – ancora – e che state per finire rimbalzati dovunque, in tutte le televisioni locali. Come vi sentireste?
Dal minuto 17 circa, l’exploit del leader leghista
Perché è esattamente così che, ieri sera, Matteo Salvini ha pensato di ‘provocare’ – come hanno riportato i media nazionali, invece di chiamare questo gesto col suo nome – l’opinione pubblica e smuovere la campagna elettorale in Emilia Romagna delle ultime ore. “Buonasera, è vero che lei spaccia?”. Così si è rivolto suonando un citofono di via Deledda, nel cuore del quartiere popolare del Pilastro a Bologna. A indicare il citofono è stata una sostenitrice del leader leghista, che ha fatto anche da guida in un giro nel quartiere. La signora ha perso un figlio, malato di Sla. Poi, racconta lei stessa, ha deciso di farla finita con una overdose di droga. Ha quindi pensato bene di puntare il dito sul sospettato spacciatore, un tunisino. Scavalcando tutto il sistema e rivolgendosi direttamente all’unico, secondo lei, in grado di portare quella vendetta rapida, veloce e senza alcun supporto che agli italiani piace tanto chiamare ‘giustizia’ per credere di essere dalla parte dei buoni. Senza pensare al diritto alla privacy, alla calunnia, alla presunzione di innocenza e al rischio del linciaggio non solo mediatico. Il professor Guido Saraceni, presidente del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Teramo, spiega su Facebook che con questo comportamento Salvini avrebbe commesso diffamazione, ingiuria, violenza privata nella forma del tentativo, danno d’immagine e lesione della privacy. Nel silenzio completo della ‘corte’ al suo seguito.
“È necessario – ha aggiunto il leader leghista, prima di lasciare il Pilastro – ripulire questa zona dallo spaccio e dalla criminalità”. Ripulire. E ringraziando la signora, ha aggiunto: “Magari ci fossero in ogni zona delle persone che amano così tanto il proprio quartiere”. E i metodi da squadristi. Mentre suonava al citofono della casa indicata dalla donna, Salvini era sotto i riflettori delle telecamere, e circondato da diversi agenti delle forze dell’ordine tra polizia e carabinieri. Nessuno ha mosso un dito. Qualcuno ridacchiava. “Io credo che si debba vergognare, caro Salvini. Lei non è un cittadino qualunque. Ha fatto il ministro dell’interno, come mai in quel caso non ha avuto lo stesso interesse? Forse perché adesso è solo propaganda e si comporta da irresponsabile per qualche voto in più”. Lo scrive il sindaco di Bologna Virginio Merola su Facebook, commentando il gesto. “È un cialtrone, un provocatore pericoloso. Ha passato ogni limite. Sta cercando l’incidente, è evidente”: così commenta su Twitter il sottosegretario di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico Alessia Morani.
“Ho 17 anni, vado a scuola, faccio la vita di qualsiasi altro studente”. Sono queste le parole con cui il giovane tunisino ha commentato la vicenda a Fanpage.it. “Ho precedenti, ma sono pulito da un bel po’”, ha aggiunto poi suo fratello maggiore, che fra l’altro ha lasciato già da qualche tempo il quartiere periferico del Pilastro. “Vergogna, chieda scusa a quella famiglia”: così il deputato Sami Ben Abdelaali che parla a nome dell’Assemblea di Tunisi: “Siamo sbalorditi, la Tunisia non merita un trattamento del genere. In Tunisia quest’azione vergognosa di Salvini ha scatenato una grande protesta – spiega – unita a manifestazioni di solidarietà nei confronti della famiglia tunisina e del minore citati per nome dall’ex (per fortuna) ministro dell’Interno. I rapporti internazionali fra Italia e Tunisia per fortuna vanno ben al di sopra degli incitamenti discriminatori del leader leghista”.
Pietro Ranieri
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