Alla Bibliomediatica di via Roma un’iniziativa dell’amministrazione comunale e di Amnesty international. Apposto uno striscione sul balcone della Casa della scuola
CAMPOBASSO. Un ricorso di Giulio Regeni, a quattro anni esatti dal ritrovamento in Egitto del corpo martoriato del ricercatore universitario italiano. Oggi, l’amministrazione comunale di Campobasso e i rappresentanti locali di Amnesty international hanno deciso di tornare a parlare di un caso che ancora racchiude in sé molte ombre.
Lo hanno fatto ritrovandosi presso i locali della Bibliomediateca comunale di via Roma, per fare il punto sulla situazione relativa alle indagini, ancora in corso. All’incontro erano presenti, oltre al sindaco di Campobasso, Roberto Gravina, anche Maria Luisa Cavallo, vice responsabile della circoscrizione Amnesty international Abruzzo-Molise, Francesco De Ritis, responsabile del Gruppo Amnesty International di Campobasso n. 241, Paola Felice, vice sindaco di Campobasso e i consiglieri comunali del M5s Giovanna Falasca e Antonio Musto.
“Di comune accordo con Amnesty International – ha detto il sindaco Gravina – abbiamo avvertito il profondo bisogno di trasmettere come amministrazione Comunale e come città la nostra vicinanza alla famiglia di Giulio Regeni, che da 4 anni è in attesa che vengano dipanati tutti gli innumerevoli dubbi legati alle indagini svolte dalle autorità egiziane”.
“Tornare a chiedere con forza attenzione per un caso irrisolto – ha aggiunto – che dimostra quanto sia ancora lunga la strada per garantire il rispetto dei diritti civili alle popolazioni di certe zone del mondo è importante e necessario, perché troppo spesso, nel concentrarci solo ed esclusivamente sulla nostra realtà, dimentichiamo i valori universali che ci hanno permesso oggi di poter vivere in uno stato moderno e libero. Regeni – ha concluso Gravina – è stato non solo rapito e ucciso, ma prima di essere ucciso è stato torturato e la tortura, purtroppo, è una pratica ancora fin troppo diffusa in molte nazioni.”
Il sindaco di Campobasso, al termine dell’incontro, insieme ai rappresentanti di Amnesty international, ha provveduto ad appendere al balcone principale della Casa della Scuola di via Roma uno striscione, che verrà lasciato esposto e che chiede verità e giustizia per Giulio Regeni e per la sua famiglia.
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