I messaggi del presidente del Consiglio regionale Micone e dalla consigliera Calenda in occasione dell’anniversario
ISERNIA. Sono trascorsi 50 anni dall’entrata in vigore della legge che il 3 marzo 1970 istituì la Provincia di Isernia. Un risultato frutto di una lunga battaglia iniziata di fatto nel 1810 con la prima richiesta all’allora sovrano del regno di Napoli Gioacchino Murat. Lo ricorda il presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone, nel suo messaggio, che ricorda tra l’altro come nel tempo sono state superate tante divisioni per un obiettivo comune: Isernia Provincia.
“Oggi – evidenzia Micone – commemoriamo questo traguardo che fu sicuramente un successo dell’intero territorio isernino, ma fu anche una vittoria di tutta la Regione Molise che poté rendere più dinamica e incisiva la sua azione di programmazione, confrontandosi con i diversi livelli istituzionali. La costituzione della Provincia e l’autonomia regionale sono fulgidi esempi di come una classe politica avveduta e coraggiosa, operando con unità di intenti in rappresentanza di un popolo tenace, può vincere battaglie politiche e istituzionali di grande portata storica. Battaglie che, invece, possono essere perse –come accadde in quegli anni- da territori più grandi e più forti. Quelle autonomie portarono la presenza dello Stato sul nostro territorio, con le sue diramazioni e articolazioni regionali e provinciali.
Ciò, ovviamente, in aggiunta alla operatività di organismi di rappresentanza politica come i Consigli regionali e provinciali, che di concerto con gli Enti locali poterono dar vita ad un’idea di sviluppo confacente alle peculiarità del territorio e della popolazione molisana e isernina nello specifico. Condizioni queste che portarono la nostra terra ad un’inedita innovazione sociale, economica, produttiva, commerciale e culturale. I Ciampitti, i Di Giacomo, i Sedati, i Vecchiarelli, i Palmiotti, i Tedeschi, ma anche i D’Uva e i Santoro, come tutti coloro i quali ebbero un ruolo nell’istituzione della Provincia di Isernia, e in generale della Regione Molise, guardano a questa classe dirigente di oggi chiedendole di difendere quelle conquiste da politiche nazionali di riduzione, di razionalizzazione e di contenimento della presenza degli organismi dello Stato, oltre che da politiche economiche di assegnazione delle risorse pubbliche basate quasi essenzialmente su logiche di scala e su parametri territoriali e demografici che ci penalizzano.