HomeOcchi PuntatiCoronavirus: la bomba sociale pronta a esplodere con l'aumento della povertà

Coronavirus: la bomba sociale pronta a esplodere con l’aumento della povertà

Se le misure restrittive adottate dal governo dovessero essere prolungate a tutto il mese di Aprile, come appare probabile considerati i numeri ancor troppo elevati di contagi e decessi, le famiglie italiane al di sotto della soglia di povertà potrebbero aumentare di circa 260mila unità. Prima che iniziasse l’emergenza erano già 1,8 milioni. E’ quanto rivela il quotidiano economico “Il Sole 24 Ore”


Le misure di distanziamento sociale in atto in Italia stanno avendo ripercussioni drammatiche sulla vita dei cittadini. In alcune province del Nord sono in aumento considerevole le richieste di Trattamento Sanitario Obbligatorio nei confronti delle persone più fragili sotto l’aspetto psicologico ed emotivo. 

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L’altro fronte preoccupante è dato dall’impatto che i provvedimenti in vigore sono destinati ad avere sul tessuto economico e produttivo del Paese, che rischiano quindi di determinare la drastica riduzione dei flussi di reddito delle famiglie. I più colpiti sono i redditi da lavoro indipendente, ovvero liberi professionisti, imprenditori etc. e quelli dei lavoratori a tempo determinato, ma anche i redditi di molti lavoratori a tempo indeterminato posti in cassa integrazione straordinaria o in congedo straordinario.

A partire dall’indagine sui bilanci delle famiglie italiane della Banca d’Italia, il quotidiano Il Sole 24 Ore ha calcolato il numero di famiglie che, con il perdurare dello stato di quarantena, si ritroverebbero sotto la soglia di povertà. 

Dopo due mesi di isolamento le famiglie italiane che potrebbero ritrovarsi in questa condizione oscillano dallo 0,4% (circa 100mila famiglie) all’1% (circa 260mila famiglie). Il primo valore è ottenuto ipotizzando un calo di reddito per i lavoratori indipendenti dell’80%, il secondo ipotizzando anche una riduzione del 20% dei redditi da lavoro dipendente.

Va considerato che prima che inziasse l’emergenza sanitaria da Covid-19 le famiglie italiane in condizioni di povertà assoluta avevano già sfondato la soglia di 1,8 milioni; 5 milioni il dato complessivo dei cittadini relegati ai marigni della società secondo l’Istat, con una costante e preoccupante crescita, soprattutto al Sud, del fenomeno della povertà minorile (1,26 milioni di minori in questa condizione, di cui quasii 1 su 6 al Sud). 

Ora, con il rischio concreto del perudrare dei mesi di restrizioni e quarantena, la situazione è destinata ad aggravarsi perché molte famiglie attualmente al limite della soglia di povertà non hanno risparmi finanziari sufficienti a fronteggiare un periodo prolungato di riduzione del reddito. 

 

Sono sempre le regioni del Sud a pagare il prezzo più alto. Se la crisi dovesse prolungarsi fino al prossimo autunno e la riduzione dei redditi dovesse coinvolgere anche i lavoratori dipendenti, la percentuale di nuove famiglie povere potrebbe superare il 2% al Sud e l’1,5% al Centro, mentre nelle regioni del Nord, anche nello scenario peggiore, si rimarrebbe al di sotto dell’1 per cento. Questa differenza tra territori risiede chiaramente da una lato nella scarsa ricchezza finanziaria delle famiglie meridionali, tale da rendere per loro più concreto il rischio povertà con il prolungarsi della quarantena. Dall’altro, le regioni del Centro sono caratterizzate da una percentuale elevata di piccole imprese familiari e lavoro indipendente fortemente colpiti dalle misure restrittive della mobilità che, se dovessero perdurare, determinerebbero un notevole aumento del numero di famiglie povere.

Le misure di sostegno al reddito dei lavoratori indipendenti e l’estensione della cassa integrazione straordinaria a tutti i lavoratori dipendenti previste dal governo Conte sono solo un palliativo. Per arginare gli effetti più drammatici sulla povertà, i sostegni finanziari dovrebbero essere maggiormente concentrati in favore delle famiglie monoreddito e con risparmi limitati. Senza dimenticare che, soprattutto nelle regioni del Sud, troppe famiglie operano nel sommerso e vivono di lavoro irregolare. Si tratta quindi di invisibili.

Una situazione di emergenza nell’emergenza che richiede, da parte dell’Unione Europea e del governo centrale, un impegno finanziario di aiuti e investimenti pubblici massiccio e prolungato nel tempo. In alternativa l’Italia rischia di diventare una ‘bomba sociale’ pronta ad esplodere.

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