Coronavirus, ecco quando finirà il contagio regione per regione. Ma il Molise non esiste neppure per la pandemia

Un autorevole studio divulgato dal Corriere della Sera contiene le prime proiezioni attendibili: ma tre regioni, tra cui la nostra, non ci sono perché la base dati è per il momento ritenuta non abbastanza ampia


di Pasquale Bartolomeo

CAMPOBASSO. Incredibile ma vero, il Molise non esiste neppure agli occhi delle statistiche sulla pandemia di coronavirus in corso.

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Nonostante i suoi problemi sanitari, la paura della gente, i tanti anziani a rischio, le 9 vittime – poche se paragonate al resto d’Italia, ma non certo inferiori quanto a dignità – la ventesima regione non fa testo neppure per i calcoli delle ricerche universitarie, autorevoli che siano.

Dunque, se il Corriere della Sera apre il proprio sito web con la notizia delle prime proiezioni attendibili sulla data alla quale l’Italia arriverà alla frontiera di quota zero nei nuovi contagi registrati, grazie a uno studio dell’Einaudi Institute for Economics and Finance (Eief), centro di ricerca universitaria di Roma sostenuto dalla Banca d’Italia ma del tutto indipendente, che interessa moltissimo l’intero Paese tanto quanto il resto del mondo, il Molise non compare. Proprio così: non pervenuto. In compagnia di Marche e Sardegna – mal comune, mezzo gaudio –  ma non compare. Il motivo? A leggere l’articolo del Corsera, testualmente, “la base dati è per il momento ritenuta non abbastanza ampia”. Troppo piccoli i numeri, dunque impossibile fare i calcoli. Evviva.

Quasi a volersi scusare per una ricerca monca nella sua interezza – data la delicatezza del tema, forse conveniva aspettare qualche giorno e citare tutto il territorio, non 17 regioni su 20 – il Corriere Economia (qui l’articolo completo) scrive che “va tenuto presente che i dati sulle singole regioni sono soggetti a forti revisioni di giorno in giorno, perché un numero relativamente ridotto di nuovi casi può far variare di molto le estrapolazioni. Per questo va seguita soprattutto la tendenza nazionale, fondata su una base di dati più vasta”.

La base statistica dello studio è costituita dai dati forniti oggi giorno alle 18 dalla Protezione civile, spiegano dal Corriere, ed è stimando le variazioni quotidiane e la loro evoluzione nel tempo che l’Eief formula le proprie estrapolazioni. Il lavoro è affidato a Franco Peracchi (affiliato anche alla Georgetown University e all’Università di Tor Vergata) e verrà rivisto e ripubblicato ogni sera sul sito dell’Eief dopo gli aggiornamenti della Protezione civile.

Andando a leggere lo studio, comunque interessante perché la popolazione, le imprese e lo stesso Governo di possano formare delle aspettative su cosa accadrà nelle prossime settimane, si scopre che la seconda o terza settimana di maggio è il momento in cui, alle tendenze attuali, sull’intero territorio italiano potrebbero azzerarsi le nuove diagnosi di contagio da Covid-19. Alcune regioni, in primis il Trentino Aldo Adige, possono raggiungere il risultato già nella prima metà di aprile (la stima è il 6) e in ogni caso quasi tutte taglieranno il traguardo entro il mese prossimo. Ultima su 17, la Toscana, dove la curva si sta piegando più lentamente, con una soglia prevista al 5 maggio.

Luigi Guiso, docente di Household Finance dell’Eief e fra gli economisti italiani più influenti nel mondo, osserva che le estrapolazioni vanno prese come “un’indicazione di tendenza, un’idea di dove stiamo planando con le misure di contenimento”. Egli ritiene anche che le previsioni, soggette a continui aggiornamenti, dovrebbero diventare sempre più affidabili man mano che la Protezione civile aggiorna i dati: “Verso la fine di questa settimana dovremmo avere dati più precisi e più stabili”. Intanto, da parte sua arriva anche una proposta: utilizzare i primi territori a zero contagi per tentare sperimentazioni sulle modalità più sicure di avviare riaperture graduali delle imprese e della vita civile. Questo perché le diverse regioni del Paese sembrano dirette verso il giorno-zero in tempi anche molto diverse, con uno scarto di quattro settimane fra la prima e l’ultima. “Naturalmente i blocchi alla circolazione fra i diversi territori del Paese dovrebbero restare in vigore – spiega Guiso – Ma potremmo iniziare tra qualche settimana, nelle regioni più avanzate, a misurare le modalità più sicure per ripartire”.

Fatto è che il Molise – non da solo, una volta tanto – per ora non è contemplato nella ricerca. Non esiste. Eppure la pandemia si sente anche qui. In quarantena ci siamo anche noi. E vogliamo sapere cosa attenderci da ora alle prosime settimane. Si confida nell’aggiornamento dei dati a tutte e 20 le regioni d’Italia. Aspettiamo e speriamo. Altrimenti, diceva una canzone, “lo scopriremo solo vivendo”.

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