L’indagine, partita subito dopo la presentazione della denuncia a parte di Pino Puchetti, mira ad accertare se ci siano state eventuali responsabilità di natura penale in ordine alla gestione della vicenda dello spostamento dei sei anziani dal cluster della casa di riposo di Cercemaggiore alla Rsa del Vietri, dove gli anziani sono stati ricoverati per tre giorni prima dell’ulteriore trasferimento, avvenuto ieri, al Santissimo Rosario di Venafro
LARINO. Il Procuratore della Repubblica di Larino Isabella Ginefra aveva annunciato che sulla vicenda relativa alla gestione del trasferimento al Vietri dei sei anziani provenienti dalla casa di riposo di Cercemaggiore, focolaio del contagio da Covid-19, sarebbe andata fino in fondo. I carabinieri avrebbero già acquisito i test relativi ai due tamponi effettuati sui sei anziani, quello eseguito precedentemente al trasferimento a Larino, che aveva dato esito negativo, e il secondo effettuato sabato scorso al Vietri, che ha accertato la positività al Covid-19 di cinque dei sei ospiti ricoverati per tre giorni in un’ala della Rsa.
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L’elemento che ha destato fin dal primo momento più di una perplessità riguarda il perché non sia provveduto ad effettuare due test successivi all’interno della casa di riposo di Cercemaggiore, prima di disporre il trasferimento degli anziani al Vietri.
Decisiva in questa vicenda la presa di posizione del sindaco di Larino Pino Puchetti il quale, senza mettere in discussione il principio della solidarietà e la disponibilità della comunità a ricevere i pazienti, aveva chiesto in una lettera indirizzata lo scorso 3 aprile al governatore Toma e ai vertici Asrem che gli anziani venissero collocati nella residenza assistenziale del Vietri solo dopo l’esito negativo del secondo tampone e che fossero adottate tutte le cautele necessarie; richiesta rimasta inevasa. Quanto è accaduto dopo è ormai di pubblico dominio.
Sussiste il rischio concreto che la sottovalutazione della vicenda abbia potuto mettere in pericolo la salute degli stessi anziani e degli operatori sanitari e non, entrati in contatto con loro e tuttora in quarantena precauzionale. D’altronde il Vietri non era e non è ancora al momento un centro Covid, dotato di personale specializzato e di attrezzature adeguate per assistere pazienti positivi al virus.
Una vicenda per la quale il primo cittadino, rappresentato dagli avvocati Vincenzo Iacovino e Fausi Iannucci, ha chiesto l’accertamento di eventuali responsabilità attraverso un esposto-denuncia presentato immediatamente dopo essere venuto a conoscenza dei risultati del secondo test sui pazienti, a cui è seguita una dichiarazione spontanea in Procura. Sono questi e altri gli elementi tuttora al vaglio della Procura frentana che ha immediatamente aperto un fascicolo di inchiesta per fare luce sull’accaduto ed accertare eventuali responsabilità di natura penale.
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