Continua il muro contro muro sulla vicenda relativa ai rimborsi per l’emergenza Covid erogati dalla regione, con decreto a firma del commissario ad acta Giustini, alle strutture private convenzionate. La direzione regionale del PD ha chiesto la revoca dell’atto mentre per l’Associazione italiana ospedalità privata non è stata commessa alcuna illegittimità
CAMPOBASSO. Lo scorso 8 aprile il commissario ad acta alla sanità Angelo Giustini con il decreto n. 26, ha previsto di corrispondere ai gestori della sanità privata molisana un acconto pari al 95% del budget erogato nel primo bimestre 2020 inerente l’assistenza ospedaliera in ragione dello stato di necessità ed urgenza legata all Covid 19 e della disponibilità manifestata dagli stessi.
La vicenda è stata sollevata dall’avvocato Massimo Romano che ha manifestato perplessità sulla legittimità dell’atto, paventando l’ipotesi di danno erariale e profili di rilevanza penale. Le polemiche sono continuate anche negli ultimi giorni con le posizione contrapposte dell’associazione italiana ospedalità privata da un lato e dall’altro forze politiche che hanno contestato la legittimità del decreto.
Tra queste il Partito Democratico che in una nota condanna senza mezzi termini l’accordo raggiunto tra regione e cliniche private convenzionate in riferimento alla prestazioni oggetto di rimborso sulla base dell’indicazione “emergenza Covid-19”.
“Con questo decreto – dichiara la direzione regionale del PD – si prevede un sistema di pagamento in favore degli erogatori privati, in modo forfettario e svincolato dalla quantità e dalla qualità delle prestazioni effettivamente erogate.
Inoltre – continuano i dem – lo schema di accordo tra il commissario alla sanità e le strutture private convenzionate prevede l’automatico adeguamento della convenzione stessa alle norme dello stato medio tempore succedutesi.
E’ comunque indispensabile –precisano – disciplinare i rapporti con i privati convenzionati, anche in favore delle strutture non covid, attraverso una condotta uniforme e conforme alla normativa nazionale.
Per questo – aggiungono – chiediamo al commissario ad acta alla sanità Giustini di voler revocare in via di autotutela, il proprio provvedimento, prevedendo la soglia massima consentita per il pagamento alle strutture del privato accreditato pari al 70% e considerando la stessa a titolo di acconto e salvo conguaglio a seguito di puntuale rendicontazione”.
Sulla vicenda è intervenuta anche l’associazione italiana ospedalità privata che ha ribadito la sua posizione favorevole al decreto firmato da Giustini.
“Com’è noto – scrive l’associazione – a seguito dell’emergenza Covid 19, il governo ha emanato il d.l. n.° 18/2020 in cui si prevedono diverse azioni straordinarie nei confronti degli operatori privati della sanità, tra cui finanche la requisizione in uso o in proprietà e la messa a disposizione di reparti o posti letto per far fronte all’emergenza, con la relativa implementazione per il trattamento dei pazienti Covid 19 – No Covid-19 . Nei giorni scorsi, è stato adottato il d.l. liquidità dove all’articolo 32, si prevede inoltre che agli operatori privati venga riconosciuto un corrispettivo in acconto pari al 70% dei dodicesimi corrisposti o dovuti per l’anno 2020.
La ratio della norma appare chiara: è un momento di emergenza nazionale e tutte le strutture, pubbliche e private, devono essere pronte a collaborare tra loro per fronteggiare la pandemia. E anche la ratio del rimborso forfettario – aggiunge l’Aiop – appare abbastanza chiara: è evidente che un operatore privato che si trovi a gestire dei pazienti Covid 19 e/o no Covid19 trasferiti da ospedali pubblici, va incontro a una ristrutturazione radicale della sua organizzazione operativa. In sostanza, un blocco totale delle entrate economiche necessarie a retribuire il personale e a garantire il funzionamento delle stesse strutture”.
In merito alla corresponsione per il bimestre 2020 dell’acconto del 95% del budget erogato alle cliniche private convenzionate, l’Aiop precisa che “nel contratto sottoscritto da regione e operatori privati del Molise, all’articolo 5, si afferma che il 95% da erogare è relativo alle prestazioni di assistenza ospedaliera, cioè solo ai ricoveri.
Ed ancora –spiega l’associazione – l’art. 32 del d.l. liquidità riconosce in aggiunta al 70% la remunerazione per i costi sostenuti per modifiche strutturali (come l’allestimento del reparto), costi per tecnologie acquistate (ad es. respiratori), costi per il personale medico, sanitario ed infermieristico dedicato al reparto Covid, costi per la sanificazione, nonché l’incremento tariffario per tutti i pazienti covid-19 gestiti, rispetto alle tariffe dei decreti nazionali e regionali.
Pertanto – continua l’Aiop – il provvedimento adottato dalla regione rientra legittimamente nella cornice normativa del d.l. liquidità, non ancora convertito in legge.
Quando la voglia di denigrare benda gli occhi a chi insinua scenari malevoli – incalza l’Aiop – si cade in errori che potrebbero essere evitati se si ragionasse con buon senso ed obiettività. Neanche in momenti drammatici come quelli che sta vivendo la nostra regione e l’intera Italia – conclude l’associazione – sono stati messi da parte sentimenti negativi e riserve mentali, che sembrano essere la dispensa in cui qualcuno ogni tanto va a pescare cattiverie che non danneggiano solo le strutture prese di mira ma anche l’immagine e il lavoro dei suoi preziosi collaboratori”.
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