Festa della Liberazione, le riflessioni del presidente Toma e del sindaco Gravina

In occasione di una ricorrenza del 25 aprile diversa dal solito, ma non meno importante, le considerazioni del governatore della Regione e del primo cittadino di Campobasso


CAMPOBASSO. La festa della Liberazione di questo 2020 in quarantena ha un sapore diverso, ma non per questo meno importante: lo hanno ricordato nei propri messaggi di riflessione il governatore della Regione Molise Donato Toma e il sindaco di Campobasso Roberto Gravina.

“Nei giorni che stiamo vivendo, senza poterci incontrare in strada e nelle piazze, non possiamo non ricordare la Festa della Liberazione e riflettere sul sacrificio di tante donne e uomini, che hanno dato la vita per consegnarci un’Italia democratica”, esordisce Toma. “Il 25 aprile non è stato mai festeggiato all’insegna della coesione e dell’unità, quantunque la liberazione dell’Italia dal regime nazifascista e la fine del secondo conflitto mondiale in Italia siano ascrivibili ad un’azione combinata alla quale contribuirono in molti, dalle Brigate partigiane, al cui interno militavano patrioti di diversa estrazione politica, ai gruppi del ricostituito Esercito italiano confluiti nel Contingente italiano di liberazione, dal Comitato di liberazione alle Forze alleate rappresentate da una pluralità di soldati diversi tra loro per nazionalità, razza e religione”.

“Fu una lotta aspra contro l’esercito tedesco e i repubblichini di Salò – continua il presidente – combattuta per l’affermazione della democrazia e della libertà in un’Italia mutilata dalla guerra e oltraggiata da vent’anni di dittatura fascista. Ma la Resistenza non fu solo questo. Fu un percorso prodromico che gettò le basi per quelle che, di lì a poco, furono le conquiste democratiche del Paese: la nascita della Repubblica Italiana e la Costituzione antifascista. È in questa ottica che dobbiamo recuperare lo spirito unitario del 25 aprile come festa di tutti, a prescindere dal colore politico. E lo dobbiamo fare, forse – conclude Donato Toma – contestualizzandolo all’attuale momento che oggi, come allora, chiama in causa il sacrificio di noi tutti e la volontà di ripartire e di ricostruire il Paese provato da questa nuova “guerra” contro un nemico invisibile».