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Toma prepara la ‘Fase due’: quattro assessori e niente esterni nella nuova Giunta

Nell’esecutivo, attualmente costituito dal solo Maurizio Tiberio, che tra pochi giorni lascerà l’incarico per tornare a fare il consigliere economico del presidente, saranno rinominati Vincenzo Cotugno, Nicola Cavaliere, Vincenzo Niro e Roberto Di Baggio. Scoperta, per il momento, la poltrona destinata alla Lega e attesa per il turn-over di metà legislatura, quando si rimetterà in discussione anche la casella della presidenza del Consiglio


di CARMEN SEPEDE

CAMPOBASSO. Donato Toma prepara la ‘Fase due’: 4 assessori e niente esterni in Giunta. Il tutto entro qualche giorno. E nomina del quinto assessore da rinviare, di poche settimane o fino all’autunno, quando si arriverà al turn-over di metà legislatura e si rimetterà in discussione anche la casella della presidenza del Consiglio.

Il ‘tagliando’ annunciato è servito. Una fase di ripensamento, che di fatto potrebbe portare l’estromissione dall’esecutivo del leghista esterno Luigi Mazzuto – l’assessore ‘a tempo’ Maurizio Tiberio tornerà a fare il consigliere economico del presidente, come da accordi della vigilia – e dei 4 consiglieri ‘surrogati’ Paola Matteo, Nico Romagnuolo, Massimiliano Scarabeo e Antonio Tedeschi, entrati a Palazzo D’Aimmo al posto degli assessori. Ora anche consiglieri – l’incompatibilità di carica è stata eliminata con la modifica della legge elettorale – in attesa del giudizio del Tar.

Organigramma di governo modificato solo in una componente: 2 poltrone per Forza Italia (Nicola Cavaliere e Roberto Di Baggio) e 1 a testa per Orgoglio Molise (Vincenzo Cotugno) e Popolari per l’Italia (Vincenzo Niro).

E la a casella che spettava alla Lega? Toma ne parlerà con i vertici del Carroccio? “Non solo con la Lega, ma con tutta la maggioranza, il confronto è già in corso, ma la partita si concluderà a novembre”, le parole del governatore.

Che conferma che i 4 ex assessori ‘interni’, che da consiglieri hanno votato bilancio e legge di stabilità, torneranno a far parte dell’esecutivo. Tanto più che, come più volte ha tenuto a precisare, lui gli assessori li ha scelti con il Metodo d’Hondt. Calcolo effettuato sulla base della media ponderata e della percentuale dei voti ottenuti dalle liste di maggioranza.

Metodo d’Hondt e indicazione dei partiti. Ci sono stati l’uno e l’altra”, rimarca ancora Donato Toma. Se Vincenzo Cotugno, Nicola Cavaliere, Vincenzo Niro e Roberto Di Baggio riprenderanno tutte le deleghe che avevano prima dell’azzeramento di Giunta, è ancora da capire. Quasi certamente, oltre alla Programmazione, il governatore terrà per sé anche il Lavoro, delega finora affidata a Luigi Mazzuto.

Sta di fatto che con questa manovra, tutt’altro che indolore, per Mazzuto e per i quattro consiglieri ‘surrogati’, Toma potrà spendersi davanti all’opinione pubblica l’aver tagliato i costi della politica: il risparmio, forse solo temporaneo, sullo ‘stipendio’ del quinto assessore. E 800mila euro l’anno per l’eliminazione dei 4 ‘sostituti degli ‘assessori’.

Una manovra, quest’ultima, che ha fatto scattare l’impensabile ‘feeling’ Toma-Greco, cofirmatari dell’inedito emendamento alla legge elettorale che ha eliminato l’istituto della surroga, in quello che il dem Vittorino Facciolla ha definito “un miracolo politico del governatore”. Ipotizzando la possibile impugnativa del provvedimento, “che mette in discussione diritti acquisiti”, da parte del Consiglio dei Ministri o davanti alla Corte Costituzionale. Come ha fatto anche Michele Iorio. Ex governatore ora né in maggioranza e né all’opposizione – sulla Legge di stabilità si è astenuto – e fuori dal discorso rimpasto.

Le due ‘pasionarie’ Mena Calenda e Aida Romagnuolo, quest’ultima fresca di nomina a segretaria dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, rientrate nei ranghi. La Romagnuolo anche in rotta di riavvicinamento alla Lega. In attesa del giro di boa di metà mandato. Quando Salvatore Micone dovrà cedere l’incarico di presidente del Consiglio, assunto in quota Udc. Casella che sarà rimessa in discussione. Con tutto quello che ne consegue, a livello politico. La lotta per la successione, allora, è solo rinviata.

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