Erano pronti a riaprire in totale sicurezza il 4 Maggio ma il governo ha prolungato il periodo di stop fino al 1 giugno, mettendo a serio rischio la sopravvivenza delle attività. Su 105 mila imprese, almeno il 15% non riuscirà ad aprire più i battenti mentre il lavoro nero dilaga in tutto il territorio nazionale


Gli acconciatori sono furiosi, non vogliono accettare la decisione del prolungamento del stop fino al 1 giugno dopo due mesi di fermo e in alcuni casi, come avvenuto a Padova, si sono incatenati davanti alle loro attività. Erano pronti a ripartire con le attività già il 4 maggio seguendo le norme e i protocolli di sicurezza, molte delle quali erano già la regola nei loro negozi. 

“Il governo – dichiarano all’Ansa – dimostra di non conoscere la categoria. Siamo attrezzati da almeno 20 anni per garantire l’igiene dei nostri saloni alle clienti e al personale perché maneggiamo sostanze chimiche e forbici, pettini e spazzole, tutto è rigorosamente disinfettato e protetto, – spiega amareggiato un titolare di attività. – Abbiamo atteso senza perdere l’entusiasmo. Abbiamo acquistato mascherine chirurgiche per il personale e le clienti, occhiali protettivi, guanti per tutti, camici usa e getta e perfino tutte lavabili ermetiche per i collaboratori affinché la loro protezione fosse totale. Siamo pronti con la disinfezione del salone, abbiamo distanziato postazioni e lavaggi e riorganizzato turni e appuntamenti, ora lo slittamento è per noi una brutta sorpresa. Eravamo tutti preparati, non c’è nessuna leggerezza da parte nostra nel fare questo appello, il virus va isolato e noi siamo pienamente d’accordo. Prima abbiamo esaurito le ferie per non intaccare lo stipendio dei nostri dipendenti che ora hanno iniziato la cassa integrazione. Questa è una vera doccia fredda, non ce lo aspettavamo. Io devo riaprire. I miei dipendenti amano il loro lavoro e hanno anche mutui da pagare, io mi sento responsabile per loro”.

I parrucchieri sono almeno 105.000 in Italia ma si stima che il 15% non riuscirà ad aspettare giugno per riprendere a lavorare. Il 95% del settore sarebbe già nelle condizioni di operare bene, secondo le nuove norme di sicurezza anti contagio, ma il governo  ha agito diversamente mentre in tutto il territorio nazionale dilaga il lavoro nero che rischia di  far soccombere il settore.

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