Il presidente designato, Carlo Bonomi, chiede più coinvolgimento al Governo: “Occorre dedicare le migliori energie intellettuali e morali, entro l’estate un libro bianco della crescita del Paese”. Poi incalza su scuole e trasporti pubblici e lamenta: “Non c’è una parola sulla Fase 3”


Un grande piano ventennale di sviluppo, di ricostruzione, che veda le imprese in prima linea, perché per risollevarsi dallo choc da coronavirus occorre “dedizione integrale e il meglio delle risorse intellettuali e morali”. Così il presidente designato di Confindustria, Carlo Bonomi, al ‘Sole 24 Ore’, dopo aver riunito ieri il consiglio generale dell’associazione industriali italiani, in cui sono stati indicati 10 vicepresidenti elettivi.

Un consiglio a porte chiuse, ma con uno spirito quanto mai improntato al coraggio delle scelte che attendono il Paese: “Dobbiamo metterci rapidamente al lavoro – così Bonomi agli industriali – perché entro l’estate sia pronto un grande piano Italia 2030-2050. Un grande libro bianco di medio periodo degli obiettivi dell’industria e della crescita dell’Italia”.

Da rivedere, secondo Bonomi, molti dettagli della Fase 2, ormai alle porte: “Stiamo andando verso una riapertura delle attività economiche purtroppo caratterizzata da un caotico susseguirsi di misure incerte e contraddittorie. «Sono personalmente stupefatto – ha continuato – che nel Dpcm riaperture non ci sia alcun metodo di massa di tracciamento dei contatti finalizzato ad una diagnostica precoce da parte delle sanità regionali”. Bocciata l’app ‘Immuni’, che “non risulta collegata e validata da sanità centrali e regionali, quando non c’è un Paese democratico al mondo che va verso il terzo mese di misure restrittive senza aver adottato un preciso metodo di raccolta dati epidemiologici e di concentrazione degli interventi sanitari territoriali”.

Poi, più nello specifico, il problema dei mezzi pubblici: “Dobbiamo batterci perché tra pochi giorni sia assicurata la tenuta del trasporto pubblico locale – sottolinea Bonomi – poiché le misure adottate appaiono difficilmente conciliabili con l’intensità dei flussi nelle grandi conurbazioni, dove recarsi al lavoro non è possibile massivamente con mezzi privati”. E la chiusura delle scuole, che incide sulla serenità dei lavoratori nel conciliare famiglia e lavoro.

Ma è sul tema della liquidità alle imprese che, prevedibilmente, Bonomi appare più scettico. Poca chiarezza sull’eventualità di “trasferimenti a fondo perduto, visto che sono state annunciate risorse per 10 miliardi a questo fine per le piccole imprese. Sei anni per restituire i prestiti concessi alle imprese non sono una buona idea: servono almeno 10-15 anni”.

Il numero uno di viale dell’Astronomia non manca di guardare anche alle tappe successive per uscire dalla crisi. E proprio sull’assoluta mancanza di dati inerenti alla Fase 3 non manca la punzecchiatura: “Non c’è ancora una parola sulla Fase 3 – incalza – Dobbiamo chiedere al Governo un nostro coinvolgimento diretto sulla necessità che nel nuovo decreto ci siano misure volte a consentire investimenti agevolati delle imprese nel 2020”.

 

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