Con le domande giunte al Mediocredito Centrale non si è arrivati all’1% delle Pmi aventi diritto. Per il segretario Mason è necessario “accedere alle risorse con più facilità”, magari a fondo perduto, seguendo quanto fatto dal governo federale e dai länder per evitare il tracollo
MESTRE. I mini prestiti fino a 25mila euro introdotti dal decreto liquidità a sostegno dei liberi professionisti, dei lavoratori autonomi e delle Pmi non hanno riscosso l’interesse sperato. Almeno sino ad ora. A dirlo è la Cgia di Mestre, che ha riscontrato come fino allo scorso 30 aprile le banche hanno fatto pervenire al Fondo di garanzia del Mediocredito Centrale 45.703 mila domande.
Se si tiene conto che la platea delle imprese e dei liberi professionisti interessati per legge da questa misura è costituita da oltre 5 milioni di attività, vuol dire che solo lo 0,9% di queste ultime ha fatto ricorso a questa misura. Molti imprenditori hanno però inviato la domanda non correttamente e sono stati invitati a modificarla o integrarla. Se conteggiassimo anche le richieste bloccate presso gli sportelli bancari – che secondo indiscrezioni riportate da TgCom24 ammonterebbero a circa 250mila – l’incidenza percentuale delle aziende interessate dal micro prestito rimarrebbe comunque bassissima: appena il 5,6%.
“In un momento di emergenza nazionale non è il caso di fare polemiche – dichiara il segretario della Cgia Renato Mason – tuttavia, è necessario consentire alle Pmi di accedere alle risorse con più facilità. A nostro avviso il modello da seguire è quello tedesco”. Per sostenere le piccole imprese, il governo federale e i länder tedeschi hanno erogato, alle realtà con meno di 15 addetti, fino a 15 mila euro a fondo perduto.
“A parità di costi, o quasi, ma con fatturati in caduta libera – spiega Mason – se nelle prossime settimane le aziende non avranno a disposizione la liquidità necessaria per far fronte alle esigenze di ogni giorno, nel giro di qualche mese molte di queste saranno costrette a chiudere definitivamente i battenti”.
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