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Prestazioni sanitarie sospese: impennata di morti per infarto

L’ulteriore proroga del blocco delle attività ambulatoriali disposto con ordinanza n. 27 firmata lo scorso 2 maggio dal governatore Toma continua a suscitare polemiche. Per l’associazione Arca Molise, che rappresenta i medici cardiologi ambulatoriali, ci saranno conseguenze peggiori sulla salute dei pazienti più a rischio e si andrà verso un ulteriore allungamento dei tempi di attesa per le visite di routine. Un grido d’allarme che si aggiunge a quello lanciato ad aprile dal Centro Cardiologico Monzino di Milano: “A causa della pandemia si sono pressoché dimezzati gli interventi salvavita e sono triplicate le morti per infarto, anche per il timore che i pazienti hanno di recarsi in ospedale e finire contagiati


di Davide Vitiello

CAMPOBASSO. Pochi giorni fa su questa testata ci siamo occupati di una problematica ancora sottaciuta e che è l’effetto sia della pandemia in atto, sia in molti casi di una non adeguata organizzazione della rete ospedaliera, e che riguarda il crollo dei trattamenti di emergenza negli ospedali di tutta Italia per il timore che i pazienti hanno di essere contagiati. E così sta accadendo un fatto drammatico nelle sue conseguenze e che riguarda soprattutto i pazienti affetti da patologie cardiovascolari.

Durante la pandemia di coronavirus la mortalità per infarto acuto del miocardio è quasi triplicata, come sottolineato dal Centro Cardiologico Monzino di Milano, una eccellenza internazionale nel trattamento delle patologie cardiovascolari; così come sono crollati gli accessi nei Pronto soccorso per il trattamento d’emergenza di eventi cardiaci. La ragione è legata al timore di restare contagiati dalla Covid-19; a causa di ciò le persone non richiedono assistenza alla comparsa dei primi sintomi e rischiano così di andare incontro alla morte, come sempre più spesso sta accadendo. Benché infatti la pandemia di coronavirus continui a mietere numerose vittime in tutto il mondo e rappresenti la principale sfida sanitaria a livello globale, naturalmente le altre patologie non sono affatto scomparse, ma al contrario hanno aumentato il numero di vittime, nonostante non se ne parli più di tanto.

Esiste una sottovalutazione del rischio da parte dei pazienti che hanno paura di recarsi in ospedale e contrarre l’infezione. Il caso più emblematico è quello dell’infarto acuto, una delle condizioni più letali – assieme ad altri eventi cardiovascolari – nei paesi occidentali. Il grido d’allarme è stato lanciato ad aprile dai medici del Centro Cardiologico Monzino, secondo i quali, da quando la pandemia di coronavirus si è diffusa, “sono diminuite del 40 per cento le procedure salvavita di cardiologia interventistica”.

In Molise la situazione forse è anche peggiore perché è stata finora sottovalutata la proposta lanciata da più parti di differenziare gli ospedali Covid da quelli non Covid. Con l’aggravante che il blocco delle attività di ricovero in urgenza negli ospedali, terminato lo scorso 4 maggio, ha messo in pericolo la salute dei cittadini, in particolare di pazienti cardiopatici e malati oncologici, per i quali già prima che esplodesse la pandemia era difficile curarsi a causa dei tagli inferti negli ultimi anni ai reparti e alla rete di emergenza-urgenza. Ma non è finita qui, perché è ancora in vigore fino al 17 maggio il blocco di molte attività ambulatoriali, un elemento che sta scatenando dure reazioni da parte di associazioni, comitati e degli stessi medici.

Tra le associazioni che da subito hanno paventato il rischio che la mancanza di una efficace organizzazione della rete ospedaliera in Molise potesse avere serie conseguenze sui pazienti affetti da patologie cardiovascolari, c’è Arca Molise, associazione che rappresenta i cardiologi ambulatoriali.

“Già a marzo l’associazione ha redatto un documento, firmato dalla responsabile scientifica Addolorata Carcagnì e dal presidente regionale Giuseppe D’Ascenzo, in cui venivano denunciate le problematiche legate alla sospensione delle attività di assistenza ai pazienti cardiopatici e veniva sollecitata la riapertura delle attività ambulatoriali in modo particolare per questi pazienti, in quanto era stato dimostrato, da un report dell’Istituto superiore di sanità, che tra loro si registrava il maggior numero di decessi e in molti casi costoro non si recavano in ospedale per il timore di essere contagiati. Il documento è stato inoltrato al governo regionale e all’Asrem, ma a distanza di due mesi non è stata data risposta alle problematiche poste dall’associazione. Lo stesso è stato trasmesso tra l’altro anche al Ministero della Salute che al contrario ha ritenuto valide e le istanze e le sta attenzionando”.

A parere dei medici dell’associazione Arca, il Molise non può permettersi un ulteriore prolungamento del blocco di molte attività ambulatoriali nell’assistenza sanitaria pubblica e privata, come dispone l’ordinanza n. 27 del 2 maggio scorso firmata dal governatore Toma. Le attività di cura devono essere garantite soprattutto per i pazienti che presentano i rischi maggiori per la salute. Senza un ripensamento sui tempi di riapertura delle visite ambulatoriali, si avranno, secondo l’Arca, conseguenze che si tradurranno in un ulteriore allungamento delle liste di attesa per gli esami. Senza contare che bisognerà prima o poi fare i conti in tutta Italia con il numero reale di decessi avvenuti per le conseguenze del Covid.

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Redazione

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