L’ha scritta la 18enne Candida Izzi agli anziani che stanno combattendo la battaglia contro il Covid: “A me farebbe orrore vivere in un mondo in cui prevalga l’idea che il morto vecchio sia un po’ meno importante degli altri”
di Camillo Pizzi
ISERNIA. “A me farebbe orrore vivere in un mondo in cui prevalga l’idea che il morto vecchio sia un po’ meno importante degli altri”.
Lo dice, anzi, lo scrive, al termine di una toccante lettera rivolta agli anziani colpiti dal Coronavirus e ricoverati al SS. Rosario di Venafro, Candida Izzi, neo-diciottenne venafrana che, oltre ad essere un’ottima studentessa ed una bella speranza dell’atletica molisana nelle gare di velocità ad ostacoli, dimostra una sensibilità non comune a volte tra i giovani.
La ragazza si rivolge a quei “nonni” il cui trasferimento dalle Rsa di Agnone e Cercemaggiore all’ospedale di Venafro scatenò un mese fa forti polemiche non ancora sopite. E proprio questa vicenda ha toccato il suo animo.
“Agli anziani ricoverati presso il SS. Rosario di Venafro. A voi, di cui non conosco nulla, neppure i nomi, né so da dove venite, voglio affidare, con le parole di questa mia lettera, il gesto sincero di una carezza, che spero non vi sia mai mancata e un dolce sorriso di speranza per un giorno migliore”.
Comincia così la missiva che poi prosegue. “Qualche mese fa, quando, cioè, l’emergenza Coronavirus è scoppiata, ci hanno detto quasi tutti i giorni, che i casi più gravi di complicazione (ed eventuale letalità) avrebbero riguardato, soprattutto, gli anziani o, in generale, i pazienti affetti da patologie pregresse. Forse, anche per esorcizzare la paura, è divenuta dominante una sorta di banalizzazione degli eventi; tanto sono anziani, si è detto e scritto più volte; avevano già problemi e poi in fin dei conti hanno già fatto il loro tempo, la loro corsa è finita. Amen.
Come se, in un momento difficile come questo, non si trattasse più di persone, ma di semplici numeri rilevanti solo a fini statistici; e così queste fredde cifre, elencate ripetutamente, come in un quotidiano bollettino di guerra, mai come adesso, ci sono sembrate tanto lontane e distanti da ogni forma di pietà umana e di solidarietà verso le persone più fragili. Capisco, purtuttavia, che nessuno di noi poteva mai immaginare di vivere un’esperienza di tale portata; una catastrofe, sanitaria ed economica di dimensioni planetarie, in cui si sono perse certezze, convinzioni e, senz’altro, le redini della nostra vita.
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