Mafia, arrestato l’ex Gieffino molisano Daniele Santoianni

Il giovane di San Martino in Pensilis è stato confinato ai domiciliari nell’ambito di una maxi retata della Guardia di Finanza. L’inchiesta, che ha disarticolato due famiglie di spicco di Cosa nostra, ha svelato gli interessi dei clan negli appalti in vari settori


PALERMO/ SAN MARTINO IN PENSILIS. Quando nel 2009 entrò nella casa del Grande Fratello, venne ribattezzato lo ‘Scamarcio molisano’. Oggi torna a far parlare di sé Daniele Santoianni, il giovane di San Martino in Pensilis, confinato ai domiciliari nell’ambito del blitz della Guardia di Finanza che, a Palermo, ha portato all’arresto di 91 persone tra boss, gregari, estortori e prestanomi di due storici clan palermitani dell’Acquasanta e dell’Arenella. In manette – riferisce l’Ansa – sono finiti esponenti di storiche famiglie mafiose palermitane come quelle dei Ferrante e dei Fontana. Le accuse contestate sono a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, ricettazione, riciclaggio, traffico di droga, frode sportiva e truffa.

Attività ferme per il lockdown, una drammatica crisi economica, imprese sull’orlo della chiusura e Cosa nostra pronta a sfruttare l’emergenza. E’ questa in sintesi la fotografia della realtà economica palermitana messa nero su bianco nell’inchiesta della Dda di Palermo. Il gip che ha disposto gli arresti parla di “contesto assai favorevole per il rilancio dei piani dell’associazione criminale sul territorio d’origine e non solo”.
E si diceva, tra gli indagati c’è anche il giovane molisano. E’ accusato di di essere un prestanome del clan. Santoianni era stato nominato rappresentante legale della Mok Caffè S.r.l., ditta che commerciava in caffè, di fatto nella disponibilità della cosca. “Con ciò – scrive il gip – alimentando la cassa della famiglia dell’Acquasanta e agevolando l’attività dell’associazione mafiosa”.

L’inchiesta, che ha disarticolato due “famiglie” di spicco di Cosa nostra, ha svelato anche gli interessi dei clan negli appalti e nelle commesse sui lavori eseguiti ai Cantieri navali di Palermo, nelle attività del mercato ortofrutticolo, nella gestione delle scommesse online e delle slot-machine, oltre che in quella “storica” del traffico di droga e nelle corse dei cavalli. Lunghissima la lista delle attività commerciali sottoposte al racket del pizzo. Sequestrati anche beni del valore di circa 15 milioni di euro.

 

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