Il governatore Toma firma l’ordinanza per il riavvio dell’erogazione di prestazioni sul territorio, ma solo ai presidi pubblici e privati in grado di garantire il rispetto delle linee guida dettate dall’Asrem
CAMPOBASSO/ISERNIA. Si va verso il ripristino delle attività sanitarie sul territorio regionale, presso i presidi pubblici e privati, nella fase 2 dell’emergenza coronavirus.
C’è l’ordinanza del presidente Toma, la n. 30 del 15 maggio, che dà il via libera, dal 18 maggio prossimo, all’operatività delle strutture, fatto salvo il rispetto delle linee guida stilate dall’Asrem, onde limitare ogni possibile fonte di contagio di ritorno. Ogni attività che viola tali regole – recita il provvedimento – sarà sanzionata.
Ed ecco le principali indicazioni contenute nel documento dell’Azienda sanitaria del Molise, corredate di premessa.
“Al fine di ridurre la diffusione del Virus Sars Cov2 – si legge – è indispensabile ripensare e ridefinire radicalmente i processi organizzativi e assistenziali, gli spazi e l’articolazione delle diverse attività all’interno delle strutture sanitarie e socio-sanitarie nell’arco della giornata e della settimana”. A tal fine “si rende necessaria la formazione continua di tutto il personale operante”.
E, in linea di principio, vanno attuati provvedimenti in ordine all’accesso alle strutture, che deve avvenire preferibilmente previa prenotazione, alla definizione di percorsi idonei a veicolare i flussi di persone, all’adozione di misure precauzionali, di prevenzione e di protezione dei diversi soggetti, alla definizione di misure igieniche e di prevenzione negli ambienti.
Nel dettaglio:
Strutture Residenziali e Semiresidenziali Territoriali. In ragione dei pazienti ospitati, considerati più fragili per quanto attiene il contagio da Coronavirus, è richiesta una stretta sorveglianza, da attuarsi mediante un piano aziendale per la gestione dei ‘rischi Covid’. Pertanto, il personale deve essere adeguatamente protetto e formato, deve evitare gli spostamenti di servizio tra più strutture, deve essere monitorato quotidianamente nella temperatura corporea.
Per quanto possibile il numero degli assistiti deve essere ridotto, con rimodulazione dell’accesso ai trattamenti semi-residenziali. I programmi di lavoro dovranno prevedere la presenza di utenti a rotazione per orari o giorni ridotti, al fine di favorire la partecipazione alle attività di un numero maggiore di utenti e andrà calibrata su di essi la presenza anche degli operatori.
Analoghe disposizioni si ritengono obbligatorie per le strutture di riabilitazione eroganti prestazioni ambulatoriali e domiciliari. Sarà, altresì, necessario effettuare un triage telefonico per accertarsi sullo stato di salute degli utenti e rinviare la prestazione se questi presentano sintomi quali: infezione respiratoria acuta (caratterizzata da insorgenza improvvisa di almeno uno dei seguenti sintomi: febbre, tosse, dispnea, diarrea) che ha richiesto o meno il ricovero in ospedale. Niente prestazione anche se nei 14 giorni precedenti l’insorgenza della sintomatologia, l’utente ha avuto contatto stretto con caso probabile o confermato di infezione da Sars-Cov2 o ha lavorato o ha frequentato una struttura sanitaria dove sono stati ricoverati pazienti con infezione da Sars-Cov2.
Sia per quanto riguarda l’attività ambulatoriale che quella domiciliare, la durata del trattamento riabilitativo sarà di 50 minuti. I rimanenti 10 minuti saranno utilizzati per la sanificazione dell’ambiente, degli arredi e degli attrezzi.
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