L’INDISCREZIONE/ Segnali di apertura del Pd verso il M5S, che appare ancora piuttosto chiuso al proprio interno, a livello locale. Fondamentale sarà capire il prosieguo del governo Conte


ISERNIA. Sarebbe pronto a bussare alla porta del Movimento 5 Stelle, il Pd di Isernia. A quasi un anno dal D-day, il giorno in cui si voterà per il rinnovo del Consiglio comunale di Isernia, nel centrosinistra locale qualcosa si muove, e con largo anticipo. I rumors riferiscono che l’idea, allo stato embrionale, sarebbe quella di provare a replicare l’intesa nazionale giallo-rossa (o rosa che dir si voglia) in salsa locale.

Un’apertura, insomma, verso i ‘quasi alleati’ del Movimento, ma con tutte le cautele del caso. Senza parlare ancora esplicitamente di nomi, ovvio, ma cominciando a intavolare discorsi più o meno plausibili su un programma amministrativo di ampio respiro.

Un discorso, va precisato, tutt’altro che facilmente digeribile per i Cinque Stelle, forse non tanto a livello di base elettorale, ma più che altro tra i componenti storici del Movimento. Militanti della prima ora che di Partito Democratico e suoi derivati potrebbero non voler sentir parlare, orfani della ‘purezza’ del Movimento di lotta e non di governo, quando chiunque altro, a livello politico, era inavvicinabile.

Prima di ogni considerazione, insomma, occorrerebbe trovare totale condivisione tra gli iscritti pentastellati, evitando inutili fughe in avanti. Solo allora, ammesso che si raggiunga una quadra, si potrebbe lavorare alla costruzione di un fronte più ampio e inclusivo. Ma resterebbe da capire a chi sarebbe affidata la regia dell’operazione, se appunto al Pd – a quanto pare pronto fin d‘ora a fare il primo passo – o se al Movimento, che su Isernia non ha mai sfondato più di tanto a livello amministrativo, ma non vuol certo continuare a recitare la parte della comparsa rispetto al partito di Zingaretti.

Se dal tentato pourparler seguirà un netto rifiuto o meno, dipenderà da vari fattori. Ma, al netto della diplomazia e della pretattica, comunque, per chiudere un accordo del genere – che sarebbe storico per il Molise – bisognerebbe avere un nome in testa. Una figura super partes, avulsa da entrambi i partiti, che accetti di mettersi in gioco e provare a fare da anello di congiunzione tra i due poli. Qualcuno in grado di intercettare un largo consenso, dai chiari connotati civici, non per forza a digiuno di politica ma comunque senza trascorsi inaccettabili, per le rigide regole dei Cinque Stelle sulle candidature. Un nome forte, capace di superare le divisioni interne ed esterne. Un profilo, infine, soprattutto riconoscibile dal tessuto locale, che permetta di oltrepassare blocchi e preconcetti e incontrare favori diffusi. Esisterà?

Ragionare tra le due fazioni, per ora, non costerebbe nulla. Ma cruciali, come sempre in politica, saranno i tempi. Impossibile prevedere, infatti, se a livello nazionale, fino al momento del voto delle Comunali, l’alleanza Pd-M5s reggerà. Ai Dem, a guardar bene, la collaborazione sembra iniziare a stare stretta; nel Movimento, invece, è in atto da mesi un processo di ‘balcanizzazione’ tra populisti, moderati e ala di sinistra, attualmente solo congelato dalla pandemia.

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