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Ritardi nel pagamento della cassa in deroga: Molise stabile in fondo alla classifica nazionale

La presidente della IV commissione consiliare Filomena Calenda ha presentato un ordine del giorno che impegna il presidente Toma a mettere in atto i provvedimenti necessari per accelerare i tempi di erogazione della cassa integrazione in deroga ai lavoratori che da due mesi attendono le risorse e sono ormai alla canna del gas


CAMPOBASSO. Non è solo l’escalation di contagi in Molise a preoccupare. Tiene banco da settimane anche il tema relativo ai ritardi della regione nell’invio delle pratiche all’Inps per il riconoscimento della cassa in deroga ai lavoratori e alle aziende colpite dall’emergenza Covid. 

“Gli ammortizzatori sociali sono attesi da numerosi molisani che, a causa della pandemia in corso, stanno vivendo in uno stato di assoluta indigenza – ha spiegato Filomena Calenda –. Motivo per cui credo che l’argomento debba essere oggetto di dibattito in consiglio regionale. In questi ultimi giorni tante sono state le notizie che si sono rincorse e che non hanno fatto altro che alimentare incertezze e preoccupazioni, deleterie soprattutto in momenti come questi. Al di là delle schermaglie politiche e del voler addossare responsabilità su eventuali errori nelle procedure, credo sia necessario comprendere le reali motivazioni per cui il Molise, ad oggi, occupa stabilmente l’ultimo posto della classifica nazionale per quel che riguarda le domande esaminate e trasmesse all’INPS per il pagamento. Non è più il caso di rimandare, è necessario capire cosa non abbia funzionato e liquidare al più presto le pratiche già pervenute”.

La consigliera Calenda ha anche inviato una nota ufficiale alla direttrice del servizio “Ammortizzatori Sociali” del Ministero del Lavoro. “Ho inteso chiedere alla dottoressa Cammuso – ha spiegato Calenda – chiarimenti circa lo stato di avanzamento delle procedure per la cassa integrazione in deroga riguardante la regione Molise. Considerata l’importanza del provvedimento, infatti, sarebbe opportuno sapere se a Roma sono emerse delle eventuali problematiche nelle procedure e a chi sono ascrivibili, in modo da intervenire qualora fosse necessario. In troppi – ha concluso Calenda –, oltre al rischio sanitario in corso, devono fare i conti con problematiche economiche, occupazionali e sociali. Non lasciamoli soli”.

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Redazione

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