I metodi alla Narcos dei clan: tossici ‘assaggiatori’ trattati come carne da macello

Tra i particolari più agghiaccianti emersi dall’inchiesta ‘Piazza Pulita’ c’è la sorte toccata a chi era disposto a tutto per avere una dose


CAMPOBASSO. Emergono nuovi particolari sull’imponente operazione antidroga messa a segno questa mattina dal Carabinieri e Guardia di Finanza di Campobasso, che ha inflitto un durissimo colpo al traffico di sostanze stupefacenti tra Molise, Campania e Puglia.

Tra quelli più agghiaccianti c’è di certo la sorte toccata ai tossicodipendenti che in più occasioni hanno messo a rischio la propria vita, a volte anche perdendola, pur di avere in cambio la dose quotidiana.

Veri e propri metodi alla Narcos quelli utilizzati dai clan. Secondo quanto accertato dagli inquirenti nel corso dei due anni di indagini, in più di un’occasione per ‘provare’ la qualità dello stupefacente, si faceva ricorso a un tossicodipendente con il ruolo di ‘assaggiatore’ disposto a tutto, anche a rischiare la vita, pur di avere una dose.

Infatti, in una circostanza, vi è il resoconto – come si legge nel comunicato della procura di Campobasso – di quando quest’ultimo è stato malissimo e di come, scartata l’ipotesi di chiamare il 118, si era già deciso che, in caso di decesso, lo si sarebbe caricato in auto e buttato in un fosso.

Non soltanto. Nel corso dell’indagine si è dovuto registrare anche un episodio tragico, che ha visto vittima un indagato. L’uomo, spacciatore e consumatore di droga, è morto per l’eccessivo consumo di cocaina.

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