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No alla maturità in presenza, la petizione: modalità dannosa, anacronistica e poco utile

Il documento è proposto da un gruppo di docenti, genitori, studenti delle comunità scolastiche e personale Ata della Regione Molise: ecco le perplessità di sicurezza ai tempi del Covid-19


CAMPOBASSO/ISERNIA. “Esprimiamo la nostra preoccupazione per il fatto che, a meno di un mese dall’inizio dell’esame di Stato, la ministra Azzolina abbia definitivamente deciso di sostenere gli esami di stato in presenza, nonostante l’epidemia di Coronavirus”. Si apre così la petizione proposta da un gruppo di docenti, genitori, studenti delle comunità scolastiche e personale Ata della Regione Molise che mira a procedere con gli esami di maturità con modalità online e non in presenza.

“La nostra preoccupazione – scrivono i richiedenti – riguarda il fatto che non sarà in alcun modo possibile essere in condizioni di sicurezza, anche in considerazione che il protocollo di sicurezza prevede una mascherina chirurgica (non per i candidati peraltro), distanza di 2 mt, che sappiamo non essere sufficiente in un’aula in cui si permane per ore. Non vengono nemmeno presi in considerazione gli asintomatici. Non sono previsti test sierologici e si parla di un rischio calcolato, che a nostro avviso non è affatto calcolato. Le aule scolastiche più grandi sono di circa 25 mq e ogni esame dura circa un’ora, il che significa – spiegano – una permanenza in aule poco arieggiate con altri 6 commissari per almeno 7 ore al giorno. In aggiunta ci saranno un candidato (senza mascherina) e il testimone per un’ora di esame a rotazione (l’esame prevede 5 candidati al giorno). I bagni della scuola – precisano – sono comuni e con un piano di sicurezza così beffardamente studiato, considerato anche che non ci vengono forniti né guanti né altri DPI, saremmo comunque tutti in condizione di rischio, senza poter usufruire del bagno, senza aria condizionata, senza ventilatori”. Infine, anche molti genitori dei ragazzi sono preoccupati: molti abitano in provincia e i ragazzi dovrebbero prendere treni, pullman e mezzi pubblici”.

“La decisione degli esami in presenza suscita perplessità anche tra gli studenti e molti dirigenti, che non vogliono giustamente assumersi la responsabilità penale di un eventuale contagio. Cosa accadrebbe poi se un presidente, un commissario, un alunno, un addetto Ata dovessero ammalarsi? Si bloccherebbe tutto l’esame e finirebbero tutti in quarantena? E fino a quando? Come farebbero i ragazzi che devono iscriversi all’università?”, si domandano i richiedenti.

“In un periodo in cui anche le Università fanno esami e tesi di laurea online, ci sembra dannoso, anacronistico e poco utile perseguire ostinatamente questa modalità di esame”, chiosano gli autori della petizione.

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