La politica italiana, quella vera: l’arte della supercazzola in un libro

Alessandro Gnocchi su ‘Il Giornale’ presenta il volume di Alberto Forchielli e Michele Mengol: “Dal conte Mascetti a Giuseppe Conte, l’arte di parlare molto e dire nulla”


Un divertente saggio svela finalmente come riconoscere chi parla senza dire mai nulla: si tratta del libro ‘L’arte della supercazzola. Lessico essenziale dell’Italia che non ci meritiamo, dal 1861 al Covid-19’ (Baldini+Castoldi, pagg. 176, euro 16, in libreria da oggi). Gli autori, Alberto Forchielli e Michele Mengol, si sono divertiti a scandagliare discorsi ufficiali, articoli di giornale, libri e tormentoni da social network, sfornando infine un esauriente catalogo di frasi fatte che dovrebbero fungere da campanello d’allarme. Alessandro Gnocchi su Il Giornale scrive: “Lo slogan è sempre la spia di una supercazzola, qui da intendersi in senso proprio e in senso lato. Non solo il torrente di parole insensate alla Nichi Vendola ma anche il luogo comune che cerca di mascherare il nulla o addirittura l’inganno sottostante il ragionamento (si fa per dire)”.

“Dal Conte Mascetti a Giuseppe Conte il passo è breve”, scrive ancora Gnocchi. “Prendiamo l’espressione ‘Fare sistema’. L’Italia vince se fa sistema. Ehm. E quelli che concludono la supercazzola di turno con il celeberrimo ‘Fidatevi dello Stato’. Sì, magari di un altro Stato visto che il nostro è riuscito perfino nell’impresa del ‘prelievo notturno’, consistente nel mettere le mani, mentre dormivamo, sul sei per mille di tutti i depositi bancari. Per questo, quando lo Stato, e succede spesso, dice di voler fare qualcosa per noi, la prima reazione è fuggire a gambe levate”.

“Nelle riunioni aziendali, quando scatta la ‘Sinergia’ è il momento di acquattarsi alla parete e uscire il più rapidamente possibile senza essere visti. Meglio scappare a gambe levate, invece, se si vogliono usare le ‘sinergie’ per ‘fare sistema’ e valorizzare ‘le eccellenze’ del ‘sistema Italia’ con una ‘narrazione’ più ‘pop’. Tradotto: non abbiamo la minima idea sul da farsi, la nave sta affondando, si salvi chi può”, sottolinea Gnocchi.

“La validità di ‘Assumersi la responsabilità’ l’abbiamo sperimentata in questi mesi – prosegue nella sua analisi il giornalista de Il Giornale – Quando un amministratore si ‘assume la responsabilità’ già si sente arrivare nell’aria un ‘ma’. ‘Mi assumo la responsabilità ma… dopo che lo avranno fatto il governo, la regione, il sindacato, i proprietari, i primari, i virologi, i medici di base, i sindaci, gli assessori, la movida, i baristi, i runner, i cani e soprattutto come fosse Antani’”.

“Forse peggio delle sinergie sono soltanto gli ‘accordi quadro’ che valorizzano le ‘eccellenze’ (immancabili) attraverso una ‘cabina di regia’, coordinata da ‘un presidente di garanzia’, che in ‘sinergia’ (ahi) con le ‘task force’ evita la ‘macelleria sociale’ ripartendo ‘dal Mezzogiorno’, d’altronde ‘ce lo chiede l’Europa’. In ogni caso l’Italia è sempre pronta ‘a sbattere i pugni sul tavolo’ a Bruxelles. Tradotto: noi, pagliacci italiani, ci rimettiamo alla clemenza dell’Unione europea. Ricordatevi comunque la necessità di sottoporre la ‘spending review’ a una attenta ‘analisi dei costi benefici’ che tagli gli ‘enti inutili’ senza far soffrire le ‘garanzie sociali’ offerte dal ‘Welfare State’. Tradotto: pur di continuare a spendere in marchette elettorali, alzeremo ancora le tasse con scappellamento a sinistra e a destra. Arrivati alla fine del libro dopo molte risate, un solo concetto si forma nella mente del lettore quando realizza che è tutto vero: AIUTO”, chiosa Gnocchi.

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