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‘Selfie-time’ per la destra sovranista, la manifestazione in barba alle regole: “Conte vaff…”

L’altra faccia del 2 giugno: dovevano essere “solo 300 tra amministratori locali e parlamentari”, ma in piazza c’è un fiume di gente. Salvini, senza mascherina, e Meloni – che invece non la toglie mai – non disdegnano foto, tra assembramenti senza il rispetto delle misure di sicurezza, le frange più estreme in piazza, minacce ai giornalisti e focolai di risse


ROMA. Dovevano essere solo 300 tra amministratori locali e parlamentari, ma le preoccupazioni della leader di FdI Giorgia Meloni si sono rivelate fondate; nonostante i suoi appelli a “rimanere a casa e seguire via social”, i militanti della destra sovranista italiana non le hanno dato ascolto. Un fiume umano si è riversato oggi a Roma, per la manifestazione contro il Governo e a promozione delle misure proposte dalla compagine. Tutti uniti sotto un tricolore lungo 500 metri, srotolato lungo Via del Corso. Vicini vicini. Forse un po’ troppo.

Un assembramento che, stando alle foto riportate da La Repubblica, viola infatti ogni regola di sicurezza ancora vigente. In migliaia hanno risposto alla chiamata via social dell’ex ministro dell’Interno leghista, Matteo Salvini, che si abbassa senza problemi la mascherina per concedersi ai selfie con i fan: “Ce l’ho, ma gli esperti dicono che il virus sta morendo”, risponde ai giornalisti. “Se la sinistra era in piazza il 25 aprile (non era sui balconi? NdR), perché noi no? Vedete bandiere di partito? Solo Tricolori”. Carico e pronto per il suo nuovo tour dell’Italia, insomma, che proprio giovedì 4 giugno lo porterà in Molise. Poco più in là, tra alcuni dei gruppi più estremi della destra – dove spicca la frangia di Forza Nuova ‘Azione libera Italia’, sempre puntuale nello scendere in strada a manifestare anche quando il buonsenso e le regole sanitarie suggeriscono il contrario – la già citata Meloni e Antonio Tajani, leader di Forza Italia.

manifestazione roma

Urlano al megafono, i militanti: sempre La Repubblica riporta l’intervento focoso di Daniele Cipressi contro il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, contro le regole “che hanno limitato la libertà” e contro i giornalisti e la polizia “che ha creato l’assembramento”. Loro, perché – come diceva Homer Simpson – “la colpa è di tutti tranne che la mia”. Parte qualche tafferuglio, e come da tradizione volano un paio di minacce alla stampa sul “non fare troppe domande”. La Polizia osserva la calca, attonita, non sapendo bene come reagire. Quando il lungo Tricolore viene aperto e inizia la sfilata, sono ormai in migliaia a muoversi lungo Via del Corso. “È un fatto vergognoso – dice il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che, come riportato da Repubblica, intendono fare un esposto alla Procura contro la manifestazione per il mancato rispetto delle misure di sicurezza – in sfregio a chi ha combattuto contro la pandemia”.

Parte un coro: “Conte, Conte vaffanc…”, presto convertito in “Libertà, libertà” e “Elezioni subito”. Sotto, le note dell’inno nazionale, cantato a squarciagola: tanto per essere sicuri che i droplet si spargano bene nell’aria.

Pietro Ranieri

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