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Colpo di scena alla vigilia del Tar, spunta l’assist per Tedeschi e Scarabeo: giallo sulla data di estromissione

IL CASO/ Una lettera del presidente del Consiglio regionale Micone in risposta ai due ricorrenti, datata 1^ giugno, conferma che la loro defenestrazione decorre dal 20 aprile e non dal 17, come messo per iscritto dallo stesso vertice dell’assise. Ore d’attesa per la decisione dei giudici amministrativi


di Pasquale Bartolomeo

CAMPOBASSO. C’è un nuovo, grande nodo da sciogliere in vista della decisione del Tar Molise sull’estromissione dal Consiglio regionale dei 4 ‘surrogati’, Massimiliano Scarabeo, Antonio Tedeschi, Paola Matteo e Nico Romagnuolo.

Quello relativo a una lettera dello scorso 1 giugno con la quale il presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone, risponde – dopo circa un mese – alla richiesta avanzata da Tedeschi e Scarabeo di rientrare in assise. Una missiva che, a leggere attentamente, sembra confermare clamorosamente le tesi dei ricorrenti, ovvero che la loro ‘cacciata’ dal Consiglio regionale sia illegittima per una questione di tempi. Tre giorni, decisivi, che potrebbero fare la differenza. Ma andiamo con ordine.

surrogati1L’AZZERAMENTO. Il 16 aprile scorso Toma azzera la Giunta a quattro giorni dalla maratona bilancio, prevista da lunedì 20 a mercoledì 22 aprile. Un tour de force in cui il governatore punta ad avere una maggioranza compatta, granitica anzi, senza più scossoni a sorpresa come quello sulla legge sui trasporti, per il quale si era ritrovato battuto in aula grazie ai voti contrari di Michele Iorio, Mena Calenda e Aida Romagnuolo. Siamo nel pieno della pandemia, il presidente non può e non vuole permettersi scivoloni. Così, in accordo con la sua Giunta – tutti tranne l’esterno Luigi Mazzuto, della Lega – revoca gli incarichi assessorili. Sulla base di questa determinazione, la legge elettorale regionale dispone che – sussistendo l’incompatibilità di carica tra assessori e consiglieri – i membri della Giunta tornino a rivestire il ruolo di semplici consiglieri, con diritto di voto sul bilancio. A scapito dei 4 surrogati che ne avevano preso il posto in quanto primi dei non eletti, mandati a casa con una manovra di palazzo. Si arriva al 20 aprile, giorno della discussione del bilancio a Palazzo D’Aimmo, e Toma si presenta in aula con un solo assessore al suo fianco: l’esterno Maurizio Tiberio, uomo di fiducia del presidente (che poi si dimetterà qualche giorno dopo consentendo al governatore di rinominare in blocco Niro, Cotugno, Di Baggio e Cavaliere, lasciando definitivamente fuori il solo Mazzuto).

romano ruta zezzaLA PRESA D’ATTO DEL 17 APRILE. Nel mentre, Tedeschi e Scarabeo vanno al Tar tramite gli avvocati Massimo Romano, Pino Ruta e Margherita Zezza e chiedono l’annullamento – previa sospensione anche inaudita altera parte – della presa d’atto, da parte del presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone, della revoca della Giunta disposta dal presidente della Regione Toma. Presa d’atto con la quale Micone aveva disposto, il 17 aprile, la cessazione immediata degli effetti della carica assessorile e il ritorno degli assessori revocati alla carica di consiglieri regionali, con conseguente sospensione dalle funzioni di consigliere da parte dei subentrati in virtù della procedura di cui al comma 4 dell’art. 15 della L.R. n.20/2017, in base alla quale il Consiglio regionale dispone la revoca della supplenza nella prima adunanza successiva alla relativa comunicazione, giunta da Toma a Micone quello stesso giorno.

Il TAR: NO ALL’ISTANZA CAUTELARE. Il 21 aprile, il Tar respinge l’istanza cautelare e fissa la trattazione collegiale in camera di Consiglio per il 13 maggio. Quello stesso giorno, Toma e la sua maggioranza compiono tuttavia un blitz clamoroso, politicamente tra i più spregiudicati: la modifica della legge elettorale regionale, grazie a un incredibile accordo su un emendamento a firma Toma-Greco, che cancella l’incompatibilità di carica tra consiglieri e assessori. Di fatto, mettendo alla porta ex lege Scarabeo, Tedeschi, Paola Matteo e Nico Romagnuolo. Con Greco (M5S) che festeggia per i tagli sui costi della politica per 800mila euro l’anno, Facciolla che invece sottolinea il capolavoro di Toma, capace di strumentalizzare i Cinque Stelle per i suoi scopi.

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