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#Italiaveloce, il Piano choc per le infrastrutture: c’è anche la Termoli-Lesina

Il raddoppio della linea ferroviaria, la sola a binario unico dell’intera direttrice adriatica, inserita tra le 13 opere prioritarie del ministro De Micheli per il rilancio del Paese. Il programma di investimenti da 200 miliardi di euro in totale sarà presentato durante gli Stati Generali


TERMOLI. Per un’#Italiaveloce c’è bisogno anche del raddoppio della tratta ferroviaria Termoli-Lesina. L’opera, di cui in Molise si discute da anni, rientra nell’ambito dell’adeguamento e della velocizzazione della Bologna-Lecce e fa parte delle 13 direttrici ferroviarie considerate opere prioritarie nel Piano choc per le infrastrutture e i trasporti, presentato ieri dal ministro Paola De Micheli al premier Conte in vista degli Stati Generali, durante i quali saranno forniti i dettagli di quelloo che costituirà uno dei pilastri del rilancio del Paese.

Come scrive ‘La Stampa’, si tratta di un “piano che vale 200 miliardi di euro, 130 dei quali già disponibili e altri 60 ancora da reperire, magari attingendo ai fondi Ue. Un progetto molto ambizioso di investimenti per il rilancio del Paese che spazia dalle strade alle autostrade, dalle ferrovie a porti e aeroporti sino alle ciclovie”.

In dettaglio, si tratta di 54 miliardi destinati a strade ed autostrade (43 quelli già assegnati); 113,4 a ferrovie e nodi urbani (60 miliardi già disponibili, 53,4 da reperire); 20,7 (già disponibili 19) al trasporto rapido di massa delle città metropolitane; 4,8 (i cui 4 già assegnati) per i porti e 3,6 agli aeroporti, già tutti interamente finanziati.

In particolare, gli interventi lungo gli assi Nord-Sud ed Est-Ovest puntano a ottenere un Paese del 38% più equo in termini di raggiungibilità e del 17% più veloce in termini di riduzione dei tempi, con punte di diminuzione delle percorrenze che arrivano tra il meno 20 e il meno 40 per cento in tutte le province della dorsale adriatica e parte dell’Emilia, il basso Piemonte, la Liguria e tutte le province tirreniche sino a Roma e la Calabria. A fine piano – è la previsione del Mit – l’80 per cento della popolazione italiana potrà raggiungere in meno di un’ora una stazione ad alta velocità di rete.

La Termoli-Lesina, in particolare, è una ‘passeggiata’ di 34 chilometri che collega due litorali, quello molisano e quello pugliese. Una manciata di chilometri che è percorsa, al momento, da una tratta ferroviaria a binario unico che unisce le due regioni. Il solo tratto rimasto senza raddoppio da quando fu inaugurato da Vittorio Emanuele III, cioè dal 1863. Il secondo binario, tanto discusso, correrebbe parallelo al primo, ma negli anni passati gli ambientalisti molisani hanno alzato le barricate parlando di infrastrutture che deturperebbero il litorale molisano – in particolare quello di Campomarino – che non è chissà quanto esteso e anche per questo deve essere preservato.

La soluzione proposta dalla Regione Molise ha comportato una variante localizzativa del tracciato in prossimità di Campomarino con arretramento dello stesso rispetto alla costa. La nuova soluzione progettuale interessa gli originari lotti funzionali II e III, unificati in un unico lotto di 24,9 km tra Termoli e Ripalta, che coinvolge per 15,5 km l’ambito della Regione Molise e per 9,4 km quello della Regione Puglia ; più precisamente, il territorio dei comuni di Termoli e Campomarino in Provincia di Campobasso, e quello di Chieuti e Serracapriola in Provincia di Foggia. Lo stesso intervento, dal km 440+042 al km 442+800, si sviluppa in uscita da Termoli in sostanziale affiancamento alla linea esistente come da progetto preliminare approvato, mentre la parte restante del tracciato, verso Ripalta, si sviluppa in variante con la realizzazione di una nuova linea a doppio binario con dismissione di quella storica. È prevista, inoltre, la soppressione delle attuali stazioni di Campomarino e di Chieuti e la realizzazione della nuova fermata di Campomarino.

A fine febbraio, sul tema c’è stato un duro scontro in Consiglio comunale a Termoli, con la minoranza che ha abbandonato l’aula. Il punto è la temuta delocalizzazione della stazione per lo scalo passeggeri: anche se, secondo la maggioranza di centrodestra, quando sarà completata l’infrastruttura ed entrerà in funzione lo scalo merci, solo allora avverrà l’eventuale delocalizzazione unicamente di quest’ultimo, in una sede fuori dal centro abitato.

Con il completamento del raddoppio aumenteranno le performance dell’intera direttrice adriatica: possibilità di far circolare più treni, maggiore velocità di percorrenza e aumento della regolarità del servizio ferroviario. L’investimento complessivo è pari a 700 milioni di euro.

 

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Pasquale

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