Altro che Spielberg, la Cina raccoglie il Dna di 700 milioni di maschi per schedare i criminali

Un processo che trae fondamento nelle statistiche secondo cui gli uomini sono “più inclini a commettere reati” e che è in fase di attuazione grazie alla collaborazione di una ditta americana

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Quasi come nei migliori film di fantascienza, – anche se la pellicola ‘Contagion’ di Steven Soderbergh insegna che in fondo a volte tra fantasia e realtà non c’è poi tanta distanza, – nella Repubblica Popolare cinese la polizia sta raccogliendo il Dna degli individui maschi, sia adulti sia ragazzi in età scolare, con l’obbiettivo di arrivare a 700 milioni di identità genetiche da schedare perché, secondo le statistiche, sono più “inclini a commettere reati”.

Un processo – si legge sul Corriere della Sera – in corso dal 2017 in seguito a una serie di stupri e omicidi di giovani donne (persino una bambina di 8 anni), concentrati in particolare nella regione della Mongolia Interna, dove gli investigatori sono arrivati alla soluzione di un caso proprio partendo dalla somiglianza genetica di un soggetto arrestato per altri motivi, con le tracce rilevate sulla scena di un delitto anni prima: il colpevole era un parente.

Un’attività che verosimilmente aiuterà le autorità ad incastrare i criminali ma che, se sommata ad altri sistemi in uso nel Paese come il riconoscimento facciale, la sorveglianza su internet e il controllo con le telecamere, rende sempre meno liberi i cittadini. Questa la principale denuncia di Ong come Human Rights Watch, che teme magari ritorsioni del Governo nei confronti dei dissidenti o comunque il monitoraggio non proprio leale dei propri avversari politici. E la preoccupazione raggiunge finanche l’America. La raccolta del Dna avviene, infatti, mediante il comune dispositivo cosiddetto pungi-dito che la polizia cinese sta usando nelle scuole. E nelle operazioni – ancora il CorSera – è coinvolta la ditta americana Thermo Fisher, con sede nel Massachusetts: un contratto milionario per fornire i kit per gli esami, che ha dunque provocato le proteste di alcuni deputati Usa.

Al netto delle polemiche, questa è la realtà non un capolavoro di Spielberg. E a rispondere agli scettici circa il tempo necessario per catalogare l’identità genetica di 700 milioni di individui, che secondo le stime richiederebbe secoli, ci pensa uno studio dell’Australian Institute esaminato dal New York Times e rilanciato sempre dal Corriere: “E’ sufficiente – si leggere – raccogliere campioni da un numero di uomini e ragazzi che oscilla tra i 35 e i 70 milioni, ovvero dal 5 al 10% del totale della popolazione di sesso maschile. Registrandoli digitalmente, questi campioni darebbero accesso statistico all’identità genetica di tutti gli altri per via di relazione familiare”. Altro che fantascienza.

 

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