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Molise Acque, a casa 50 lavoratori: fuoco incrociato sui vertici

De Chirico (M5S): ripicca verso gli interinali e i sindacati. Di Lucente e Micone (Polo Civico): il presidente Santone deve dimettersi


CAMPOBASSO. Cinquanta interinali della Molise Acque a casa da un giorno all’altro, dopo anni di lavoro. Piovono strali sull’azienda in house della Regione, Molise Acque, da ogni parte politica.

Fabio De Chirico, consigliere del Movimento 5 Stelle, con un post su Facebook questa mattina aveva parlato di “una sorta di ripicca verso personale tecnico storico e verso i sindacati da parte dell’intero CdA e del dirigente di servizio, che fa troppo spesso le funzioni del direttore generale senza averne alcun titolo. Il guaio dei 50 interinali – ancora De Chirico – i quali, oltre a risultare vincitori di concorso nel 2018 per un contratto ‘da fame’ a 700 euro mensili hanno pure svolto in passato tante ore di attività formativa costate oltre 200mila euro di fondi europei, è il mancato Accordo sindacale aziendale che aveva come principale obiettivo quello di ribaltare una norma vigente (il Decreto Dignità) che favorisce la conversione in rapporti di lavoro stabili. Niente! Non si può assumere a tempo indeterminato, non si può garantire la stabilizzazione, non si può neanche fare un contratto a 12 mesi, non si può nemmeno rinnovare il contratto di somministrazione. Solo perché l’Avvocato incaricato dal presidente Santone aveva detto che “una soluzione ipotizzabile potrebbe essere l’accordo coi sindacati. Ora – ha concluso l’esponente pentastellato – è stato detto loro che saranno sostituiti con nuovo personale. Così l’Azienda perderà l’esperienza e pure la dignità”.

Ancor più caustici e diretti i consiglieri del neo polo civico, Andrea Di Lucente e Salvatore Micone i quali chiedono senza mezzi termini le dimissioni del presidente Giuseppe Santone. Per i due consiglieri regionali “intollerabile è l’atteggiamento nei confronti di lavoratori che, a fronte di uno stipendio bassissimo, hanno offerto sempre grande professionalità e disponibilità. Ora, però, si ritrovano da un giorno all’altro a casa. E non perché non serva più la loro opera, ma solamente per una scelta aziendale di cui tutti ci meravigliamo, a partire dal sindacato”.

Nei giorni scorsi, infatti, s’era tentato di trovare una strada per la stabilizzazione degli interinali di Molise Acque senza arrivare all’accordo. “Leggiamo – proseguono Micone e Di Lucente – da una nota di Cgil, Cisl e Uil che non si tratta di mancanza di volontà dei sindacati che, rimarcano, come questi lavoratori siano di fatto già considerabili quali dipendenti di Molise Acque in virtù di specifiche norme di legge. Il presidente del Cda ha ignorato tutto questo, ma soprattutto ha calpestato la dignità di lavoratori che si sono spesi per l’azienda ormai da un decennio. Che sono stati formati con soldi pubblici, che consentono di effettuare un lavoro non divenuto superfluo, ma ancora necessari, tanto che si sta cercando un modo per garantire la continuità. Allora la domanda è: perché mandarli a casa? Se la motivazione è grave, allora che il presidente della giunta Toma ne riferisca in Consiglio. Se, invece, si tratta di una ripicca o di una scelta per far posto ad altre persone, lo schiaffo nei confronti di tutto il Molise è talmente forte e insopportabile da richiedere l’immediata dimissione del presidente del Cda Santone. La condivisione di scelte aziendali così importanti- concludono – è obbligo di un presidente che, ormai, dovrebbe aver compreso che è necessario spogliarsi dei panni del commissario”.

 

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Pasquale

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