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Sanità, sulla difesa del ‘Caracciolo’ si bypassa la politica: voto all’unanimità

Con la presentazione di una mozione congiunta, firmata da Andrea Di Lucente, Andrea Greco e Micaela Fanelli, discussa oggi in Consiglio regionale e approvata senza divisioni. Sindaci dell’Alto Molise a Palazzo D’Aimmo, insieme ai comitati a difesa della sanità. E Toma ribadisce la sua contrarietà al commissariamento


di CARMEN SEPEDE

CAMPOBASSO. La difesa del ‘Caracciolo’ fa saltare gli steccati politici. Mozione congiunta maggioranza e opposizione, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, con l’obiettivo di salvare il presidio di Agnone, facendone nel nuovo Piano sanitario un ospedale di area disagiata.

Una sponda trasversale, quella emersa nella seduta di oggi del Consiglio regionale, iniziato e subito interrotto per consentire l’audizione dei sindaci dell’Alto Molise, a Palazzo D’Aimmo a difesa dell’ospedale di Agnone, mentre in via IV Novembre era in corso la manifestazione dei comitati a difesa della sanità del Molise.

Alla ripresa dei lavori la sorpresa, il ritiro della mozione dei dem e la presentazione della mozione congiunta Di Lucente (Popolari per l’Italia), Greco (M5s) e Fanelli (Pd), per chiedere il voto unanime del Consiglio, senza le spaccature che si sono evidenziate sull’individuazione dell’ospedale Covid al ‘Vietri’ di Larino.

Una posizione bipartisan, che non ha messo da parte le differenze politiche, con l’attacco di Di Lucente al commissario ad acta Angelo Giustini e la convergenza sulla richiesta di salvaguardia del presidio, potenziando reparti e ambulatori, come chiesto da Greco, e anche grazie agli accordi di confine con l’Abruzzo. 

“Una mozione che parla di cose possibili, per cui sono più che favorevole – le parole del governatore Donato Toma – anche se c’è qualche passaggio su cui non sono d’accordo, penso che trattandosi di un’azione condivisa si possa sostenere, in un’ottica di collaborazione e amore per il territorio”.

“Non sono contro i commissari, ma contro l’abolizione dell’istituto del commissariamento – ha precisato Toma – nel Patto della salute c’erano stati impegni precisi e ufficiali a intervenire entro fine giugno, che sono venuti meno perché con il Coronavirus si è scatenato il finimondo. Ma ribadisco la mia posizione, contro il commissariamento, per ridare il ruolo di affidare programmazione e controllo al Consiglio e alla Giunta l’impegno a attuare quanto programmato dal Consiglio. Poi – ha concluso Toma – se ci deve essere proprio un commissario, meglio che sia il presidente che un esterno”.

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