Per tornare ai livelli del 2019 bisognerà attendere almeno due anni. Sono queste le prospettive contenute nel rapporto pubblicato dal portale applavoro.it, sullo stato del turismo in Italia. L’emergenza Covid impone al settore di reinventarsi puntando su formazione, innovazione e sostenibilità, mentre allo Stato e alle regioni le imprese chiedono più rapidità nello stanziamento delle risorse e meno vincoli burocratici
TERMOLI. Formazione, innovazione, sostenibilità e celerità nello stanziamento delle risorse straordinarie sono elementi chiave per il rilancio del turismo italiano dopo l’emergenza Covid.
I numeri relativi al mese di giugno che sta per concludersi, sono – come ci si aspettava – di gran lunga inferiori a quelli degli anni passati. La preoccupazione diffusa su nuovi possibili focolai e al crisi economica hanno pesato in negativo sul primo mese della stagione estiva.
Neppure il bonus vacanze basterà ad aiutare proprietari e gestori delle strutture ricettive, in particolare coloro che operano nelle regioni già penalizzate dalla carenza di infrastrutture e servizi, come il Molise.
La situazione attuale: Per colpa della pandemia quest’anno mancheranno all’appello centinaia di migliaia di turisti provenienti dall’estero.
Il 2018 e il 2019 sono state due annate eccezionali per il settore in Italia: l’anno scorso , stando ai dati resi noti dal portale applavoro.it, sono stati registrati 430 milioni di pernottamenti, la metà italiani e l’altra metà esteri.
Nel 2019 gli stranieri hanno speso 46 miliardi di euro in Italia e gli italiani 27 miliardi all’estero. Quest’anno riprenderanno quota il turismo nei piccoli borghi italiani e quello in montagna: saranno sempre più appetibili per attirare turisti italiani e stranieri, anche perché in tempi Covid-19 potrebbero garantire più facilmente il distanziamento.
Il ritorno ai livelli (in valore assoluto) del 2019 è previsto nel 2022 o nel 2023, con diverse traiettorie di crescita nei prossimi anni, traiettorie che dipenderanno da come si svilupperanno i driver principali di mercato, inclusa la risposta strategica dei brand alla crisi.
“Per sostenere il turismo dovremo applicare davvero la formula Fisp – spiega Marco Contemi, imprenditore e selezionatore -. Il settore ha bisogno di formazione continua e su misura. Ogni azienda ha le sue esigenze e i suoi bisogni formativi. Per quanto riguarda l’innovazione, la pandemia ha accelerato i progressi tecnologici: internet e lo smart working sono ormai alla portata di tutti. Lo sviluppo sostenibile fa da sempre parte della cultura imprenditoriale degli operatori turistici. Qualcosa in più va fatto con le provvidenze: servono misure concrete a sostegno degli imprenditori e dei lavoratori del comparto. A cominciare dal taglio del costo del lavoro e dall’uso dei voucher” – ha concluso Contemi.
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