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Il turismo che ‘piange’: a luglio hotel e residence pieni al 30%. Il Molise stenta a ripartire

Dopo l’emergenza Coronavirus. I dati forniti da Federalberghi e la delusione degli operatori del settore, per non essere riusciti ad accedere agli aiuti regionali, a causa della difficoltà del click day. Ma per agosto ci sono segnali di ripresa


CAMPOBASSO. Presenze ferme al 30% rispetto al mese di luglio dello scorso anno, ma le prenotazioni per il mese di agosto appaiono positive, con percentuali che si avvicinano al 70% rispetto allo stesso periodo del 2019.

La burrasca del Covid 19 è ancora in corso e flagella il sistema dell’ospitalità molisana, così come quella italiana, come attesta il consuntivo del mercato turistico alberghiero relativo al mese di giugno 2020, che ha registrato un calo delle presenze dell’80,6%, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Numeri vengono offerti dell’osservatorio Federalberghi di Confcommercio, che monitora mensilmente un campione di circa duemila alberghi.

“In giugno abbiamo aperto in ritardo, per via delle misure restrittive – hanno spiegato dal Residence Le Dune del Cardo di Termoli – con un calo notevole della clientela. Adesso stiamo lavorando rispetto agli scorsi anni con numeri che si attestano intorno a 30%. Le richieste però stanno arrivando, per cui alla fine di luglio prevediamo numeri più alti, mentre ad agosto saremo pieni. Numeri che vagliati attraverso i nostri bilanci attestano una presenza pari al 60%.”

Gli aiuti previsti dal governo nazionale e regionale non hanno toccato la struttura costiera. “Non abbiamo ricevuto nulla – hanno aggiunto i titolari della struttura – Non siamo riusciti ad entrare in nessun bando regionale per questioni legate alle note difficoltà del click day e della limitatezza dei fondi a disposizione, mentre a livello nazionale i parametri basati sul mese di aprile, essendo un’attività stagionale, erano gli stessi degli altri anni. Difficoltà per la cassa integrazione che ha riguardato due dipendenti che, per il momento, non è stata ancora liquidata.”

“C’è stata una ripresa parziale degli afflussi che definiamo positiva – hanno rimarcato dal Domus Hotel di Bagnoli del Trigno – ma rispetto agli altri anni siamo in perdita, con presenze ridotte intorno al 30%, perché in questo periodo normalmente avevamo l’hotel quasi pieno. Abbiamo ricevuto diverse disdette già da tempo, le richieste ci sono, ma la perdita rispetto allo scorso anno è abbastanza evidente. Per quanto riguarda gli aiuti previsti dal governo nazionale abbiamo partecipato al bando sul fondo perduto ricevendolo in brevissimo tempo, mentre abbiamo partecipato al click day regionale e abbiamo avuto grandi difficoltà come tutti. Un episodio che ci ha sfiduciati, poiché il periodo è negativo e contavamo anche su questi aiuti. Negativa anche la richiesta per ricevere il rimborso nazionale sui Dpi, è bastato solo un secondo di ritardo. Ultima settimana di cassa integrazione, invece, per parte dei dipendenti che da marzo ne hanno usufruito in maniera completa o intermittente.”

Dall’analisi nazionale di Federalberghi i flussi dall’estero risultano ancora paralizzati (-93,2%) ed anche il mercato domestico è ben oltre la soglia di allarme (-67,2%). Per gli stranieri, l’apertura delle frontiere interne all’area Schengen, peraltro intervenuta a metà giugno, ha fatto sentire i propri effetti solo in minima parte, mentre permane il blocco di alcuni mercati strategici, tra i quali Usa, Russia, Cina, Australia e Brasile.

Per gli italiani, il ritorno alla normalità prosegue al rallentatore, per varie ragioni: molti hanno consumato le ferie durante il periodo di lockdown, tanti hanno visto il proprio reddito ridotto a causa della cassa integrazione o della contrazione dei consumi e dal blocco delle attività, tanti altri – pur disponendo di reddito e tempo – rinunciano a partire per recuperare parte del tempo perduto. Incidono anche la riduzione della capacità dei mezzi di trasporto, la cancellazione degli eventi e i timori di varia natura che comprensibilmente animano le persone.

“Le punte di maggior sofferenza si registrano per il turismo delle città d’arte e il turismo d’affari – la spiegazione di Federalberghi – ma anche nelle classiche mete delle vacanze, al mare, in montagna e alle terme, siamo ben lontani da una parvenza di normalità. Non traggano in inganno le immagini televisive che ritraggono spiagge affollate. In gran parte si tratta di escursionisti giornalieri o di vacanze mordi e fuggi, limitate ai week end.”

“Siamo ormai entrati nel quinto mese di blocco – ha commenta il presidente Federalberghi Bocca – e la penuria di prenotazioni per i prossimi mesi fa vacillare la speranza che con l’autunno si possa realizzare una prima parvenza di ritorno alla normalità. Il decreto rilancio e gli altri provvedimenti adottati dal Governo contengono alcune misure utili, ma purtroppo non sono sufficienti ad evitare il tracollo di migliaia di imprese. Per salvare i posti di lavoro, chiediamo di prorogare la cassa integrazione sino a fine anno e ridurre il cuneo fiscale per le aziende che richiamano in servizio il personale. Indispensabile poi completare le misure sull’Imu e sugli affitti, da estendere nella durata ed applicare a tutte le imprese alberghiere. Senza dimenticare che alla riapertura ci dovremo confrontare con un mercato internazionale ancor più competitivo ed occorre quindi incentivare la riqualificazione delle strutture, approfittando di questo periodo in cui molte aziende sono purtroppo vuote”.

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