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Tpl, ennesima protesta in Consiglio regionale: il dramma senza fine dei lavoratori in lotta

In occasione della seduta monotematica del consiglio regionale, sindacati e autisti del trasporto pubblico locale sono tornati a presidiare l’area antistante Palazzo D’Aimmo. Per il neo assessore ai trasporti Quintino Pallante subito un confronto con le parti sociali, mentre la condizione di esasperazione per gli addetti cresce sempre di più. Le loro storie fanno rabbrividire


Davide Vitiello

CAMPOBASSO. Rabbia ed esasperazione sono i sentimenti prevalenti tra i dipendenti del trasporto pubblico locale, che questa mattina, ancora una volta, sono tornati a presidiare la sede del consiglio regionale, in occasione dell’assemblea monotematica. Le organizzazioni sindacali hanno indetto una mobilitazione permanente ed hanno annunciato per il 27 luglio lo sciopero generale di quattro ore. 

Sono troppi i nodi irrisolti in una vertenza che va avanti da anni e che negli ultimi mesi, a causa dell’emergenza Covid, si è ulteriormente aggravata, con conseguenze sia per gli autisti che per gli utenti del servizio. I primi da quattro mesi sono in regime di cassa integrazione a ore e lamentano mancati pagamenti delle spettanze.  Ad oggi, sono solo due su un totale di 29, le aziende che hanno anticipato il pagamento della Cig ai dipendenti, la stragrande maggioranza dei quali hanno famiglie a carico e vivono una condizione economica, fisica e psicologica diventata ormai insostenibile.

Viceversa continuano le ingiustificate posizioni di privilegio ventate dalle società concessionarie del servizio, grazie ai fondi erogati mensilmente dalla Regione.

Infatti, così come denunciato dai sindacati, oltre alle laute risorse percepite normalmente grazie al contratto finanziato dalla Regione alle quattro maggiori aziende e non riconosciuto ai dipendenti, le stesse imprese hanno ricevuto, per i Km effettuati, il 70% del costo chilometrico riconosciuto, oltre al contributo spettante per i titoli di viaggio persi a causa dell’emergenza Covid: di fatto hanno percepito un vantaggio economico maggiore, considerando anche il risparmio sui costi per Km non effettuati. In tutto questo i lavoratori si chiedono perché le aziende risultino inadempienti nel pagamento degli stipendi loro dovuti da contratto.

Alcuni tra loro sono dovuti ricorrere alle ingiunzioni di pagamento e hanno cause in essere da mesi, se non addirittura da anni.

“A settembre mia figlia si sposerà e non so ancora come dovrò aiutarla – è lo sfogo di un autista – perchè da marzo sono in attesa della cassa integrazione e a giugno ho percepito solo 300 euro di stipendio, mentre l’azienda mi deve 6 mila euro di arretrati. Sono mortificato nei confronti della mia famiglia… Sento di non avere più la serenità e la dignità di lavoratore e di persona” – ha dichiarato il dipendente con le lacrime agli occhi. Abbiamo voluto raccogliere questo sfogo in particolare per far comprendere l’estrema drammaticità del problema, ma la situazione di esasperazione è comune a tutti gli altri lavoratori di un settore martoriato, nonostante le ingenti somme che da anni la Regione eroga alle società concessionarie del servizio. “Purtroppo – commenta amareggiato il segretario della Uil Autoferrotranvieri Carmine Mastropaolo – in questa vertenza manca il sostegno decisivo dei pendolari, sui cui quotidianamente si riflettono le conseguenze in termini di disagi derivanti dalle denunce e dalla lotta ad oltranza che noi stiamo conducendo. Se le fasce orarie delle corse su alcune linee urbane e su tutte quelle extraurbane sono state tagliate, i disagi li hanno patiti in modo particolare gli utenti del servizio; se in Molise circolano ancora mezzi vetusti, con i rischi che ciò comporta, le conseguenze principali ricadono sugli autisti e i pendolari; se gli stessi autisti sono costretti a lavorare senza avere la certezza dello stipendio, è evidente che non avranno la serenità necessaria per poter affrontare un lavoro che richiede un grande senso di responsabilità e le conseguenze, ancora una volta, ricadono anche sugli utenti.  Solo in Molise non si è ancora compresa l’importanza dell’unità tra dipendenti e utenti del trasporto pubblico locale. Sono loro e non le società concessionarie, il perno fondamentale intorno a cui ruota il servizio. Ma purtroppo devo constatare che siamo stati lasciati soli” – conclude il sindacalista. 

Nel frattempo la Regione continua a prendere impegni. In mattinata il neo assessore ai trasporti Quintino Pallante si è confrontato con i lavoratori e i rappresentanti dei sindacati fuori da Palazzo D’Aimmo ed ha annunciato l’intenzione di convocarli giovedì per fare il punto della situazione. L’assessore ha anche confermato il via libera al ripristino delle corse e delle fasce orarie tradizionali, con il normale servizio pre-scolastico fino a metà settembre. Cambiamenti anche per quanto concerne gli autobus che viaggiano sulle linee extraregionali. Potranno tornare a viaggiare con un massimo di 54 passeggeri a bordo. Viceversa, per i bus che percorrono le linee regionali, la capienza resta limitata a un massimo di 27 passeggeri a bordo.

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Redazione

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