Isernia, Pronto Soccorso come ai ‘bei tempi’: pazienti accampati, disagi e sovraffollamento

Ventiquattro pazienti con 9 posti letto tecnicamente disponibili: è caos

ISERNIA. Scene pre-Covid, ieri, al Pronto Soccorso del Veneziale di Isernia, con ben 24 pazienti da gestire con 9 posti tecnicamente disponibili. Medici e operatori costretti a fare i salti mortali per allocare i pazienti, occupando sale di medicazione e ogni altro spazio disponibile allo scopo.

La zona grigia istituita per accogliere i pazienti che necessitano di essere ricoverati nei vari reparti – persone in attesa dell’esito del tampone (circa 20-24 ore) in cui la situazione clinica non presenti sintomi compatibili o sospetti con quelli del coronavirus – non assicura un rapido turnover, con gli utenti che vengono sistemati al secondo piano del Dea che vi restano anche per un paio di giorni, come riferiscono fonti interne al Pronto Soccorso. Di fatto, l’Area grigia non funge da valvola di sfogo e ha determinato la rinuncia di 6 posti letto da parte del reparto d’urgenza, che ieri dunque non sapeva dove mettere la gente. Una situazione di cui è stata interessata la Direzione sanitaria di Isernia, dalla quale, tuttavia, ancora non sarebbe giunta una risposta. Torna quindi in auge la domanda: per motivi organizzativi non era meglio un unico centro Covid, a livello regionale? E a porsela sono proprio coloro i quali fanno i conti, tutti i giorni, con le problematiche ospedaliere del sovraffollamento o della necessità di avere competenze o tecnologie proprie della medicina d’urgenza.

“Si preferisce invece la medicina del parcheggio – è l’amaro sfogo di un operatore del reparto – che nelle giornate peggiori diventa quasi una medicina di guerra. Una settimana fa è venuto il direttore generale Asrem a far visita al Veneziale, ma noi non abbiamo avuto neppure il tempo di andare a vederlo – chiosa in maniera sarcastica – a causa delle criticità presenti, a cominciare dal persone sotto organico”.

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