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Turismo dimenticato in provincia di Isernia: viaggio tra musei off limits, soldi che mancano e scaricabarile

La questione della chiusura del presidio turistico e culturale (con il Musec e l’Osservatorio astronomico di San Pietro Avellana, su tutti chiusi al pubblico) fa infuriare i cittadini: presto l’argomento in Consiglio provinciale. Ma si segnalano disagi anche per tutta una serie di strutture afferenti alla Direzione regionale Mibact



di Pasquale Bartolomeo

ISERNIA. Approda in Consiglio provinciale la questione del presidio turistico e culturale di Isernia, chiuso ormai dal 4 giugno scorso per effetto della convenzione scaduta tra la Regione e l’ente di via Berta. Entro la fine del mese l’argomento sarà oggetto di discussione in assise, ma nel frattempo turisti e amanti della cultura, in periodo di alta stagione turistica, trovano i battenti inesorabilmente chiusi. Un biglietto da visita tutt’altro che lusinghiero per una regione come il Molise, che nella fase post Covid aspirava a essere meta privilegiata di quanti, prima d’ora, avevano scelto destinazioni più esotiche e fuori mano. Merito di un’inaspettata e tambureggiante pubblicità su quotidiani nazionali ed esteri, dal New York Times al Telegraph, da Repubblica al Corriere della Sera, che presentavano il Molise come un luogo incontaminato e tutto da scoprire. Ma la realtà è ben diversa.

musec pinoDa oltre due mesi, come detto, serrande abbassate al Museo dei Costumi del Molise, il Musec, autentico gioiellino di Isernia, con la sua ricca collezione di abiti popolari, elementi di abbigliamento e oreficeria, inserito anche all’interno di pacchetti turistici veicolati da agenzie di viaggio, ormai tutti disdetti. Stessa sorte per l’Osservatorio astronomico ‘Leopoldo Del Re’ di San Pietro Avellana, che d’estate più che mai richiama in alto Molise appassionati di astronomia, esperti, bambini, curiosi, e per il quale – nel recente passato – si era lavorato anche a una partnership con l’osservatorio di Astrofisica delle Canarie; per la biblioteca ‘Mommsen’, luogo di studio per intere generazioni, oltre che frequentatissima per il prestito libri; per il Centro europeo di ricerche preistoriche, fortemente voluto dal compianto ex presidente della Provincia Mimmo Pellegrino; infine, per il Presidio turistico, particolarmente abile nel veicolare presso i tour operator e le agenzie l’offerta turistica molisana.

Lo scorso 8 luglio, il presidente della Provincia di Isernia, Alfredo Ricci, aveva lanciato un messaggio rassicurante da queste colonne, parlando di dialogo in corso con la Regione per individuare una soluzione che consentisse la rapida riapertura del ‘blocco culturale’ ricadente in capo all’ente di via Berta. Impossibile tuttavia dare una tempistica precisa e difatti, più un mese dopo, nulla è cambiato. Ricci, tuttavia, non si perde d’animo: “Ho chiesto di rinnovare assolutamente il protocollo – ha nuovamente assicurato – Si tratta di strutture centrali per l’ente che amministro. La disponibilità della Regione c’è tutta, ma vanno risolti problemi di natura amministrativa e finanziaria”.

Occorrono, infatti, 65mila euro per il personale: negli anni ci si è avvalsi di lavoratori esterni, in particolare di tre operatori contrattualizzati con l’Astpi, una ex società partecipata della Provincia, ora finiti in cassa integrazione. Mentre il personale regionale – due unità – è stato trasferito a Campobasso, presso il Servizio turismo e cultura. Da questo punto di vista si registra l’intervento dell’assessore alla Cultura del Comune di Isernia, Eugenio Kniahynicki, che d’intesa col sindaco Giacomo d’Apollonio ha fatto presente di essere in condizione di fornire personale di categoria A in forza a Palazzo San Francesco, per ‘tappare i buchi’ della Provincia. Quindi, superato il problema economico relativo ai lavoratori, le basi per poter imprimere un’accelerata alla risoluzione della questione sembrano esserci tutte. Ma quando, non si sa.

Sono numerosissime le segnalazioni giunte alla nostra redazione da parte di cittadini che, più di tutti, vorrebbero visitare il Musec o l’Osservatorio. Qualcuno, ignorando i problemi tra Regione e Provincia, si è avventurato stamani a fare un giro di telefonate: da via Berta gli hanno spiegato che la Regione non ha rinnovato il protocollo, dalla Regione hanno tirato fuori presunte, non meglio specificate responsabilità del Comune; dal Comune hanno giustamente sottolineato che la competenza sull’osservatorio è della Provincia. Il nostro lettore non si è arreso e ha richiamato la Regione, dove – non sapendo che pesci prendere, evidentemente – hanno tirato in ballo anche presunti rischi legati al Covid. Ma lui giustamente ha sottolineato come in altri musei dell’alto Molise, come quello della Pontificia Fonderia Marinelli (struttura privata, ndr), la visita sia perfettamente fattibile all’insegna delle mascherine e del distanziamento sociale. Incredulo, dunque, ha dovuto rinunciare all’idea di recarsi col figlio di 7 anni a San Pietro Avellana. “Se questo significa fare turismo, facciamo figuracce planetarie”, l’amarissimo commento.

cripta epifanioInsomma, l’immagine di Isernia e della sua provincia ne risente in maniera prepotente, visto che – come mostrato anche in un recente servizio del Tgr Molise – oltre al presidio turistico e culturale di via Berta con le sue 5 articolazioni, sono anche altri i musei e i luoghi della cultura chiusi più o meno temporaneamente in zona, ricadenti sotto la sfera della Direzione regionale dei Musei del Molise. Dallo spettacolare ciclo di affreschi della Cripta di Epifanio a San Vincenzo al Volturno, visitabile su prenotazione chiamando un numero di una non meglio precisata signora, al teatro e all’anfiteatro romani di Venafro, per i quali le indicazioni sono scarse o nulle, al museo di Santa Maria delle Monache di Isernia, chiuso per lavori almeno fino a fine anno.

presentazione logo stati generaliE in tutto questo Isernia è candidata a capitale della Cultura 2022. Se la scelta del Comune doveva servire a evidenziare tutta una serie di lacune che albergano intorno al settore culturale, mai scelta è stata più felice: riflettori accesi un po’ ovunque, ma istituzioni a livello superiore responsabili di anni di lassismo. La cultura, inoltre, è legata indissolubilmente al turismo: nonostante gli Stati generali della Regione e una serie di bandi ad hoc, una programmazione a 360 gradi ancora non si vede. Infine, lo spot per il Molise post Covid commissionato dalla presidenza del Consiglio regionale è stato un autogol bello e buono, estromettendo buona parte del patrimonio artistico e culturale di un’intera provincia (e non solo), con il presidente Toma in persona che ne ha preso le distanze. Insomma, al di là delle intenzioni, manca un filo logico nelle azioni sul tema: e così, spiace dirlo, non si va da nessuna parte. Nè ora, né mai.

 

 

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