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Museo dei Costumi, Scasserra chiude tutto: politici mai visti né sentiti, basta prese in giro

Isernia/ Un gioiello ignorato dalle istituzioni nonostante la sua unicità. Il direttore scientifico del Musec fermamente intenzionato a sbaraccare la collezione per trasferirla altrove: interesse da parte di comuni molisani, associazioni di corregionali negli Usa e offerte perfino da Dubai


di Pasquale Bartolomeo

ISERNIA. Antonio Scasserra getta la spugna. Il direttore scientifico del Musec, il Museo dei Costumi della Provincia di Isernia, smantellerà la collezione presente all’interno, composta da 40 costumi interi originali, 1.200 pezzi di oreficeria popolare realizzati dalle botteghe artigiane di Agnone, documenti antichi e gigantografie dell’archivio fotografico Trombetta. Senza contare altri pezzi di proprietà non esposti al pubblico ma utilizzati per mostre ed eventi fuori regione.

Si tratta di una delle esposizioni più importanti a livello nazionale, nel suo genere: basti pensare che all’Eur di Roma c’è la collezione etnografica più grande d’Italia e in quel museo ci sono 3.200 pezzi di oreficeria popolare che provengono da tutte le regioni, quando a Isernia se ne contano 1.200 dal solo Molise.

Tutto questo, come noto, è ormai inaccessibile al pubblico dallo scorso 4 giugno, dopo la disdetta improvvisa, da parte della Regione Molise, del protocollo d’intesa con la Provincia che regolava la gestione del Presidio culturale e turistico dell’ente di via Berta, in tutte le sue cinque articolazioni (Musec, presidio turistico, Centro europeo di ricerche preistoriche, Osservatorio astronomico di San Pietro Avellana e biblioteca ‘Mommsen’). Battenti chiusi, nel bel mezzo della stagione estiva, quando i turisti aumentano ogni anno. E quest’estate in particolare, nel pieno di un’autentica riscoperta della regione, che a causa del Covid è stata meta privilegiata di quanti hanno preferito una vacanza priva di sovraffollamento e promiscuità, a contatto con la natura e la genuinità delle cose semplici di una volta. Scasserra, consapevole di tutto questo, è dunque ancor più avvilito. Dopo 4 anni dall’apertura del Museo, la realizzazione di un sogno costato sacrificio e denaro investito di tasca propria senza ricevere nulla o quasi dalle istituzioni, la passione, perfino quella, è venuta meno. E di fronte a una serie di dichiarazioni dei politici che parlano di soluzioni a portata di mano, impraticabili per lo più, Scasserra si sfoga, togliendosi più di qualche sassolino dalle scarpe. Perché è evidente che qualcuno ha fatto i conti senza l’oste.

Di fronte a chi non fa nulla o quasi per riaprire la sua creatura, dunque, il direttore scientifico si consola col grande interesse suscitato dal Musec, per ogni dove. Non solo da parte di Comuni molisani che si sono già fatti avanti, dicendosi pronti a concedere spazi per ospitare il museo; ma anche dall’estero, con associazioni di corregionali emigrati hanno fatto offerte dignitosissime a Scasserra, che sta pensando di ritrovare lo smalto perso negli ultimi mesi trasferendo tutto a New York. “Già prima di aprire, 4 anni fa – racconta – ho ricevute offerte allettanti dall’estero, ma per amore delle radici molisane ho ritenuto che fosse il caso di lasciare i costumi, i gioielli e tutto il resto nelle loro sede naturale. Da Dubai volevano i soli gioielli, erano pronti a pagare un prezzo assolutamente degno del valore degli stessi. Ma io ho sempre ritenuto che la collezione nel suo insieme non andasse smembrata: costumi, gioielli e documenti sono un tutt’uno, con un preciso filo logico. Ora sto valutando di andare negli Stati Uniti: per ritrovare l’entusiasmo perso e, soprattutto, restituire a questo allestimento la dignità che merita. Il primo anno, ci tengo a ricordarlo, sono arrivati 4 mila visitatori. E questo nonostante a Isernia non ci siano neppure le indicazioni adeguate per raggiungere la sede del museo”.

Dalla chiusura del Musec, si diceva, sono passati oltre due mesi e, con grande rammarico, Scasserra riferisce di non aver avuto alcuna interlocuzione con i vertici istituzionali, di nessun genere. “Si pensi – prende fiato il direttore scientifico – che non ho mai avuto il piacere di conoscere il nuovo presidente della Provincia, da un anno a questa parte. E lo stesso dicasi per il presidente della Regione: né visti né sentiti, mai. Mi viene anche il dubbio che non conoscano il Museo e, forse, questo spiegherebbe tante cose”.

Scasserra annuncia anche di essere prossimo a chiudere la partita Iva: “Se qualcuno vuole il Museo, provveda a istituzionalizzarlo – continua con garbo, ma con fermezza – In 4 anni ho dovuto friggere con l’acqua, rimettendoci soldi e tempo. Ma si badi: la mia non è una questione economica, non vivo di questo per fortuna. È una questione di dignità e di serietà, oltre che di mancata riconoscenza per un lavoro fatto per la comunità. Spiace dirlo, ma siamo arrivati al limite della sopportazione. Eppure, da fuori farebbero carte false per accaparrarsi questa collezione. Mi spiace constatare – conclude – che non è la prima volta che accade una cosa del genere, in Molise. Già in passato ci facemmo sfuggire la collezione dell’archivio fotografico di Ada Trombetta, mia mentore e donna di eccezionale cultura, oltre che discendente dei pionieri e maestri dell’arte fotografica ottocentesca. Purtroppo, ribadisco, non siamo nuovi a queste cose. Chi parla di cultura, credo abbia una visione a dir poco offuscata della materia”.

 

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Pasquale

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