HomeOcchi PuntatiPotrebbe esserci vita su Venere: sostanza di origine biologica nell’atmosfera

Potrebbe esserci vita su Venere: sostanza di origine biologica nell’atmosfera

La fosfina – questa la molecola scoperta nelle nubi del pianeta – viene prodotta sulla Terra dai processi metabolici dei microrganismi: indizio importante per future ricerche sull’argomento


INGHILTERRA. La Royal Astronomical Society ha annunciato, lunedì 14 settembre, di aver trovato nell’atmosfera di Venere tracce persistenti di una sostanza – la fosfina – che è considerata uno degli indicatori più importanti di attività biologica. In altre parole: un possibile indizio per una nuova chimica o, eventualmente, dell’esistenza di vita aliena. La ricerca è stata condotta da un team internazionale di astronomi, guidato dal professor Jane Greaves della Cardiff University, e descritta in un articolo pubblicato su Nature Astronomy.

La sostanza in questione, la fosfina (PH₃), è una molecola altamente tossica, che sulla Terra viene prodotta solo attraverso processi industriali o biochimici, derivanti dalla presenza di batteri anaerobici (vivono in assenza di ossigeno). La fosfina è poi particolarmente reattiva, e si degrada se posta a contatto con ossigeno, idrogeno e radiazioni ultraviolette. Sui giganti gassosi del Sistema Solare, con atmosfere prive di agenti ossidanti, è rilevabile in quanto prodotta nei profondi strati interni, ad alta pressione, e poi portata sempre più lontano dal nucleo attraverso fenomeni di convezione. Ciò non dovrebbe accadere in pianeti rocciosi come Venere, poiché la crosta, che forma una prima barriera per gli strati esterni, ossiderebbe la fosfina prima che questa arrivi in superficie. Proprio per questo, recenti studi considerano l’osservazione della fosfina tra le nubi di un pianeta roccioso come un possibile bio-marker, cioè una ‘firma’ di attività biologica.

Ci sono altri modi in cui può avvenire la formazione di fosfina, ma l’ambiente estremamente acido dell’involucro gassoso di Venere dovrebbe degradare le molecole di fosfina in un brevissimo periodo di tempo, e quindi, senza una fonte che la genera a ciclo continuo dovrebbe gradualmente sparire. Come mai ciò non accade?

Nel giugno del 2017 il gruppo di astronomi, guidati dal professor Greaves, utilizzando il James Clerck Maxwell Telescope (JCMT, Hawaii), ha rilevato la presenza ‘anomala’ di fosfina nell’intera atmosfera venusiana. Due anni dopo, in una concentrazione di 20 parti per miliardo, è stata rilevata anche dal telescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/Submillimeter Array, Chile), confermando la scoperta. Le molecole si trovano in una fascia atmosferica compresa tra i 50km e i 65km dalla superficie, dove le temperature variano tra i 30 e gli 80 gradi Celsius, con una pressione simile a quella terrestre. È presente in grandi quantità nelle medie latitudini e quasi nulla ai poli.

L’articolo pubblicato sulla rivista Nature cita: “Non siamo riusciti a trovare altre specie chimiche, oltre la PH₃, capaci di spiegare l’osservazione”, e ancora, “Una produzione fotochimica (dovuta dalle radiazioni solari sull’atmosfera) di fosfina ammetterebbe una quantità 10.000 volte inferiore a quella registrata, quindi insufficiente per spiegare il fenomeno”. In pratica, la presenza della molecola rimane inspiegabile, anche dopo un esaustivo studio effettuato dai ricercatori su tutti i processi chimici e fotochimici, o in generale processi di produzione abiotica a noi noti fino ad ora e presenti nell’atmosfera di Venere, sulla sua superficie e nei suoi substrati, arrivando ad escludere anche effetti di derivazione vulcanica e meteoritica.

In seguito a queste considerazioni, il team non ha potuto che concludere con due ipotesi, entrambe affascinanti quanto di impatto sulla conoscenza moderna: la presenza inaspettata di fosfina potrebbe essere alla base di nuovi processi chimici sconosciuti, o non considerati plausibili per le condizioni venusiane, processi di origine geochimica o fotochimica, e che andrebbero ad aprire frontiere ancora ignote della scienza (ipotesi più plausibile per gli scienziati che hanno firmato la scoperta). In ultima istanza, potrebbe indicare la presenza di forme di vita su Venere.

Sono tante ora le domande, alle quali solo lo studio e la ricerca potranno dare risposte.

Geremia Di Girolamo e Alessandra Rossi

Iscriviti al nostro gruppo Facebook ufficiale

isNews è anche su Telegram: clicca qui per iscriverti

Per ricevere le nostre notizie su Whatsapp, clicca qui e salva il contatto!

Più letti

Campobasso, tutto pronto per festeggiare il patrono San Giorgio

Il programma degli eventi e il messaggio di don Luigi Di Nardo CAMPOBASSO. "Cari fedeli e cittadini di Campobasso, anche quest’anno onoriamo il Santo Patrono,...
spot_img
spot_img
spot_img