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Lo sfogo della 18enne a cui lo Stato ha negato il diritto di voto: “Io tradita dalle istituzioni”

La denuncia della ragazza: “Ho rispettato un dovere civico rimanendo in isolamento fiduciario nell’incertezza di essere positiva al Covid, ma la burocrazia ne è venuta meno nei miei confronti privandomi di questo diritto al voto e rendendomi schiava del sistema”


Con una lettera indirizzata al Corriere.it, Benedetta Maniscalco, una ragazza di 18 anni residente a Roma, ha denunciato una vicenda grave, accaduta in occasione delle consultazioni referendarie del 20 e 21 settembre scorso.

“Domenica – scrive Benedetta – avrei dovuto votare per la mia prima volta. Fin dall’infanzia il mio più grande sogno, una volta raggiunta la maggiore età, era quello di entrare a far parte a pieno titolo dello Stato esercitando il mio voto. O meglio, più che un diritto per me si tratta di un dovere perché secondo me ogni cittadino intenzionato a cambiare il destino del proprio Paese, ha il dovere di contribuire.

Sono stata in isolamento fiduciario per più di 72 ore, iniziato venerdì 18 settembre, dopo esser stata a contatto con una persona positiva al Covid-19 ed essermi sottoposta al tampone. Nelle giornate dedicate al voto io non ho potuto esercitare il mio diritto costituzionale. Questo a causa di un apparato burocratico fallimentare che ha violato e mancato di rispetto alla Costituzione Italiana”.

Ed ecco il racconto nel dettaglio: “Ho trascorso l’intera giornata di sabato 19, a contattare inizialmente il Comune di Roma e successivamente il suo Ufficio Relazioni con il Pubblico e con l’Ufficio Anagrafe ed Elettorale del municipio XIV. Dopo tante telefonate sono riuscita a mettermi in contatto con quest’ultimo il quale, esposto il problema, mi ha comunicato che per richiedere il voto a domicilio avrei dovuto possedere un certificato della ASL che accertasse lo stato di isolamento. Di tre numeri trovati sul sito di ASL Roma 1, due garantivano il servizio solo ed esclusivamente nei giorni feriali in una determinata fascia tempo. Il terzo numero l’operatore mi ha dato dei contatti ai quali però nessuno ha mai risposto” – è la sfogo della ragazza.

“Decido così – continua Benedetta – di rivolgermi ai contatti riportati dal sito della ASL e il numero di pubblica utilità del Ministero della Salute: la signora in chiamata rispondeva con molta disponibilità cercando una soluzione e consigliandomi addirittura di contattare il 112 per farmi rilasciare un certificato da loro qualora fossi risultata nella lista delle persone in isolamento. Tentativo fallimentare.

Mio padre, nel pomeriggio di sabato, si è recato al drive-in del Santa Maria della Pietà per il ritiro del referto: nell’occasione l’addetto gli ha riferito che non era preposto al rilascio del certificato non sapendo dare ulteriori informazioni circa il soggetto deputato al rilascio (trattandosi della giornata di sabato). Recatosi successivamente all’Ufficio Elettorale di via Petroselli, ha trovato, dopo vari giri, un’impiegata solerte e professionale la quale sottolineava l’importanza della necessità di tale certificato per avviare la procedura del voto a domicilio come da disposizione contenute nel sito ufficiale del Comune di Roma. Per attivare questa procedura avrei potuto mandare una mail di richiesta all’indirizzo istituzionale anche fuori limite temporale.

Lunedì 21 ho deciso di chiamare l’Istituto comprensivo Octavia, sede del mio seggio e, dopo aver esposto la mia situazione alla signora, che rispondeva e non si qualificava, mi ha esplicitamente detto che io, vista la situazione, non avrei potuto votare.

Riuscivo poi a contattare il Presidente del seggio, il quale mi ha comunicato che avrei dovuto avere un certificato. Dopo aver esposto i tentativi da me già fatti e sopra indicati, il Presidente mi forniva il contatto telefonico dell’Ufficio del municipio al quale personalmente mi sarei dovuta riferire senza ricevere risposta.

Come si può dedurre, l’inefficienza dell’apparato burocratico ha scelto per me e per tutte le persone che si sono trovate nella mia stessa situazione. Si chiama isolamento fiduciario quindi si ritiene che la fiducia sia da entrambe le parti. Ho rispettato un dovere civico rimanendo in isolamento nell’incertezza di essere positiva al virus ma la burocrazia ne è venuta meno nei miei confronti privandomi di questo diritto al voto e rendendomi schiava del sistema.

Credo nello Stato e nelle sue Istituzioni e per questo mi sento in dovere di segnalare quanto accaduto affinché non cada nell’indifferenza ma sia da sprone nella ricerca di una soluzione utile e condivisa da tutti; perché mi è stato insegnato a vivere nella legalità e credere nei miei diritti, a non sottostare alle ingiustizie sociali, a ricercare una soluzione per il bene comune cosicché in futuro, qualora si presenti un caso analogo, i cittadini che cercano la tutela delle Istituzioni non si sentano abbandonati.

Penso che, soprattutto in un periodo di dichiarata emergenza sanitaria come questo e con delle elezioni già procrastinate, sarebbe stato opportuno – conclude Benedetta – una maggiore disponibilità e flessibilità da parte dell’intero apparato burocratico che avrebbe dovuto prevedere l’impossibilità anche all’ultimo momento di andare a votare”.

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