Isernia, esercenti ‘in rivolta’ per l’ordinanza anti-movida: lettera al sindaco, revocarla subito

Più controlli nel centro storico
Foto archivio

Con una missiva gli operatori economici del centro storico invocano un passo indietro da parte dell’amministrazione comunale e chiedono di essere convocati per la ricerca di soluzioni condivise ai problemi di degrado


ISERNIA. Esercenti e ristoratori del centro storico di Isernia in rivolta per l’ordinanza ribattezzata ‘anti-movida’, con cui l’amministrazione comunale impone la chiusura dei locali alle 2 e vieta la vendita da asporto di bevande alcoliche dopo le ore 24.

Un provvedimento pensato dagli inquilini di palazzo San Francesco per combattere il degrado in cui versa l’area antica della città, specie dopo le notti brave di tanti giovani e giovanissimi. Ma che, di fatto, sembra penalizzare i commercianti della zona, che cercano ancora di riprendersi dopo il lockdown.

Ed ecco che in 12 (Confartigianato imprese Molise, Molise distribuzione, Existo Osteria Molisana, Kles five, Umami bistrot, Barriquebar, Osteria Paradiso, Holzhaus, Bar Manhattan, Guiness Pub, Alter ego style, Habanero) firmano una missiva, indirizzata a sindaco e giunta comunale, con la quale invocano l’annullamento della vituperata ordinanza e si dichiarano disponibili ad un incontro.

Oltre che evidenziare il mancato coinvolgimento in una simile decisione, gli esercenti evidenziano almeno “due paradossi” in base ai quali – a loro avviso – il provvedimento deve essere revocato.
In primis, perché – dicono – vietando l’asporto di alcolici dopo le 24, si incoraggia a consumare le bevande all’interno dei locali e delle loro pertinenze, favorendo assembramenti e quindi costringendo i gestori a fare i conti anche con le normative anti-Covid.
In secondo luogo, è evidenziato come l’ordinanza tenda a deviare i consumi dal centro storico ad altre zone dove la stessa non ha efficacia, risultando così il provvedimento “lesivo i ogni principio di libera concorrenza e della libertà di iniziativa economica, che può essere limitata solo in casi eccezionali di pubblica sicurezza”.

Gli esercenti affermano di sentirsi “delusi” in quanto “criminalizzati” per problemi che non li riguardano direttamente, come l’uso di droghe, gli schiamazzi e la minzione nei vicoli.

“A nostro modo di vedere – aggiungono – è troppo semplice la scorciatoia dei divieti, delle limitazioni e delle restrizioni, senza affrontare il problema in maniera più articolata, valutando le proposte di tutti. Ci auguriamo – concludono la missiva – che si faccia un passo indietro su questa delibera assurda, convocando celermente le parti in causa per cercare una soluzione praticabile e condivisa”.

 

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