HomeNotizieCULTURA & SPETTACOLILe reliquie dei Ss. Cosma e Damiano

Le reliquie dei Ss. Cosma e Damiano

 Giunsero a Isernia nel 1602. Sono ossa delle braccia dei due Santi Medici. Quest’anno, nonostante la processione d’andata non abbia avuto luogo a causa della pandemia, si è comunque riusciti a salvaguardare il privilegio del pellegrini di Olivella ai quali, da secoli, si affida il trasporto dei busti 


 

di Alessandra Gioielli

Le reliquie dei Ss. Cosma e Damiano giunsero da Roma a Isernia nel 1602, per concessione di papa Clemente VIII che, il 13 novembre 1601, accolse una specifica istanza del cardinale Silvio Antoniano. Sulla traslazione, trascrivo ciò che scrisse, in un volume pubblicato nel 1653, Gio. Vincenzo Ciarlanti, arciprete e vicario capitolare della cattedrale di Isernia: «…di persona andato il Cardinale col Notaro e testimoni alla Chiesa dei Ss. Martiri, sita in Campo Vaccino di Roma, con l’ordine del Sommo Pontefice, si fè consegnare una buona parte dell’osso del braccio di S. Cosmo, ed un’altra del braccio di S. Damiano, e ne fè fare atto pubblico con tutte le debite solennità, e, fattele porre poi in una cassetta decentemente ornata, fè consegnare questa a Bartolomeo dalla Porta, Procuratore, per tal’effetto, del nostro Capitolo, il quale poi la mandò in Isernia con Breve spedito ai 20 di Febbraio 1602».

In occasione della festa in onore dei Santi Medici, che ogni anno ha luogo a Isernia nei giorni 26, 27 e 28 settembre, i fedeli di Olivella, una frazione di Sant’Elia Fiumerapido (Frosinone), effettuano un pellegrinaggio. A loro spetta, per consuetudine ormai plurisecolare, di trasportare in processione, il primo giorno della festa, i busti e le reliquie dei due santi durante quella che viene comunemente detta ‘processione di andata’, che parte dalla cattedrale e, lungo un tragitto di circa un chilometro, raggiunge il santuario extra moenia intitolato ai due Fratelli Anargiri.

Un’antica tradizione sostiene che i fedeli olivellani perdano per sempre il privilegio di essere i protagonisti della processione d’andata nel caso si assentassero, anche per una sola volta, da tale compito. Quest’anno, che a causa della pandemia del covid-19 non è stato possibile far svolgere il corteo processionale, per salvaguardare tale privilegio, i busti sono stati trasportati al santuario con un’ambulanza (mi è stato detto che la scelta del veicolo si spiega con la professione medica dei due santi) e le operazioni necessarie sono state quasi interamente affidate ai pellegrini di Olivella.

L’origine del privilegium finalizzato al trasporto sembrerebbe nato da un prodigio tramandato su base storico-leggendaria. Due varianti del racconto di tale prodigio sono state registrate da mio padre il 26 settembre 2010 e il 9 ottobre 2011, che le ascoltò dalla voce dei pellegrini olivellani. Ne ripropongo qui di seguito i contenuti salienti. Nel 1602, la cassetta con le reliquie dei Santi Cosma e Damiano, durante il viaggio da Roma a Isernia, transitò per Olivella dove i quattro portatori che la custodivano si fermarono per cenare e dormire. Quando decisero di riprendere il viaggio, si accorsero che la cassetta era improvvisamente diventata pesantissima; come se le ossa volessero dimostrare l’incommensurabile gravame della loro santità. Nessuno riusciva a sollevare la cassa. I quattro portatori-custodi tentarono dapprima uno alla volta, poi tutti insieme; ma, nonostante fossero forti e robusti, non riuscirono a spostarla d’un solo centimetro. Due anziani contadini del posto videro la scena e si avvicinarono, incuriositi e disposti a dare un aiuto. «In quest’urna – gli dissero i custodi – ci sono le reliquie dei santi Cosma e Damiano. Le abbiamo prelevate a Roma e le stiamo portando a Isernia, ma stamattina, al nostro risveglio, la cassetta è diventata pesantissima e intrasportabile». Allora i contadini si offrirono di fare loro un tentativo. Ai custodi sembrò impossibile che due gracili vecchietti potessero riuscire lì dove quattro uomini vigorosi avevano fallito. Però dovettero ricredersi quando, prodigiosamente, gli anziani contadini, senza sforzo alcuno, afferrarono la cassetta e la sollevarono. I custodi avrebbero voluto riprendersi l’urna e riavviarsi, ma non appena i due olivellani gliela riconsegnarono, diventò nuovamente intrasportabile. «Ve la portiamo noi», dissero allora i vecchietti. Quindi, riafferrarono la cassetta e s’incamminarono. I custodi li guidarono a Isernia, dove i due contadini, senza accusare mai stanchezza durante il viaggio, giunsero con le sacre ossa dei martiri anargiri.   

 

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