I bambini non hanno un mezzo di trasporto che li accompagni all’istituto comprensivo di Casacalenda. Ipotizzato anche il ricorso alla Corte europea di giustizia


CAMPOBASSO. Attività didattica sospesa per la mancanza dello scuolabus, che dovrebbe portare i bambini della scuola primaria e secondaria di primo grado da Lupara all’Istituto omnicomprensivo di Casacalenda.

Questa la decisione dei genitori degli studenti, che hanno scritto al premier Giuseppe Conte e al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, oltre che a Prefettura, Regione, Ufficio scolastico e Comuni interessati, informando anche i carabinieri “di un’incresciosa situazione ormai consolidatasi a prassi, che ci costringe a non poter più garantire l’assolvimento dell’obbligo scolastico e la conseguente prosecuzione delle attività didattiche da parte dei nostri figli”.

“Sin dall’inizio delle lezioni il 14 settembre – hanno dichiarato i genitori – siamo stati costretti ad accompagnare sia all’entrata che per l’uscita da scuola, ognuno con il proprio autoveicolo, i 22 bambini e ragazzi che frequentano la scuola a Casacalenda. Considerate insormontabili le innumerevoli difficoltà che derivano dal percorrere due volte al giorno in orario lavorativo la strada si è reso ormai impossibile poter continuare ad assicurare la frequentazione della scuola da parte degli alunni che da lunedì non potranno più recarsi a scuola per assenza di idoneo trasporti”.

“A causa della pandemia da Covi–19, nell’esercizio della responsabilità genitoriale – hanno aggiunto – siamo costretti ad operare un bilanciamento di interessi tra il diritto alla salute di cui all’articolo 32 della Costituzione e quello all’istruzione di cui all’articolo 34. In qualità di genitori, infatti, non possiamo acconsentire a chei nostri figli, per raggiungere la scuola, usufruiscano di autobus di linea pubblica affollati e frequentati da numerosi lavoratori, peraltro in servizio presso fabbriche ed ospedali, mettendo così a repentaglio la loro salute e quella degli altri compagni di classe”.

“Per il principio di sussidiarietà verticale – il chiarimento – il compito di garantire il trasporto scolastico, grazie al quale il diritto all’istruzione si realizza, è demandato agli enti locali, i quali, in particolare i Comuni, essendo “più vicini” ai cittadini potranno meglio controllare la qualità dei servizi e i relativi costi. Tuttavia, laddove i Comuni non siano in grado di garantire con i propri bilanci – come nel caso di specie – il livello delle prestazioni minime essenziali, l’obbligo e la competenza ricadono sulle autorità verticalmente superiori”.

Da qui la richiesta rivolta a Regione e Governo di considerare la situazione, dotando il paese di uno scuolabus che possa assicurare il trasporto in sicurezza.

“In assenza di un riscontro positivo, qualora si rappresentassero ulteriori dinieghi di competenza, ci vedremo costretti ad adire le sedi giudiziarie competenti, non risparmiando un interpello presso la stessa Corte europea di giustizia che più volte si è espressa in merito. Crediamo fermamente – hanno concluso i genitori – che negare il diritto all’istruzione ai bambini ed ai ragazzi, estromettendoli dalla vita scolastica, o peggio mettendoli in seria condizione di pericolo sanitario, sia il più grave crimine di cui uno Stato Civile possa macchiarsi”.

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