Categories: CRONACA

Operaio schiacciato da una lastra, chiesto il processo per il datore di lavoro e altre tre persone

Per omicidio colposo in concorso. Michele Calabrese, dipendente di una ditta edile di Bojano, morì a 43 anni nel novembre scorso durante un’operazione di scarico merci


BOJANO. Non una semplice fatalità, ma una morte derivante da presunte violazioni delle norme di sicurezza sul lavoro.

Su questi presupposti il pubblico ministero della procura di Campobasso Francesco Santosuosso ha chiesto il rinvio a giudizio per i 4 indagati per la morte di Michele Calabrese, operaio 43enne di Bojano, deceduto il 20 novembre 2019 alla Edilforniture Sas, ditta nel comune matesino dove lavorava. L’uomo, assunto a tempo indeterminato da una quindicina d’anni, è rimasto schiacciato da una lastra di marmo scivolata e caduta da un camion durante una delicata operazione di scarico delle merci. Sotto accusa i datori di lavoro: come riferito dallo Studio 3A-Valore Spa – società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini – che assiste i familiari di Calabrese, si tratta del 53enne titolare della ditta; di un 56enne dipendente dell’azienda e collega della vittima; del conducente dell’autocarro dov’era trasportato il materiale, un 53enne di Apricena, in provincia di Foggia; di un altro 53enne sempre di Apricena, legale rappresentante della società di trasporti, proprietaria del mezzo. In relazione alla richiesta, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Campobasso, Roberta D’Onofrio, con decreto del 28 settembre, ha fissato per il 23 febbraio 2021 l’udienza preliminare del processi.

L’inchiesta, cui hanno dato un prezioso contributo gli ispettori del Dipartimento unico regionale della Prevenzione -Unità operativa complessa per la prevenzione e sicurezza degli Ambienti di Lavoro dell’Azienda Sanitaria del Molise, ha consentito di ricostruire cosa sia avvenuto il giorno del tragico incidente. Alle 8 nel piazzale esterno di Edilforniture, attiguo al capannone lavorativo, si era disposto un autocarro Scania per lo scarico di blocchi di marmo costituiti da lastre, collocati sulla motrice e sul rimorchio, su entrambi i lati di appositi cavalletti. Le procedure di scarico del materiale erano dirette dal datore di lavoro di Calabrese, che movimentava anche una gru elettrica con cui prelevava dal camion i blocchi di lastre imbracate con due funi d’acciaio collegate al gancio della gru, per il successivo deposito sull’area del piazzale. Il camionista, sul pianale dell’autocarro, preparava le lastre da prelevare e imbracava il carico inserendovi le funi agganciate alla gru, mentre la vittima e il suo collega, da terra, controllavano l’imbracatura e davano il segnale al loro titolare, e gruista, per effettuare la movimentazione.

Ad un certo punto però, durante il sollevamento e indietreggiamento del carico ad opera del legale rappresentante di Edilforniture, il pacco di lastre movimentate assieme perché provenienti dal taglio di uno stesso blocco deve aver avuto un’oscillazione imprevista andando a urtare il blocco di lastre rimaste sul cassone ma che non erano state legate, provocandone il ribaltamento. Sono appunto le lastre prive di legatura ad aver investito e schiacciato l’operaio che, altra fatale leggerezza, era posizionato in prossimità della sponda sinistra del camion, proprio al di sotto di dove si trovava il pesante materiale caduto. Tra le varie mancanze contestate dalla procura, quindi, il datore di lavoro non si sarebbe accertato che la vittima si trovasse in posizione di sicurezza rispetto al rischio di caduta delle lastre ancora sul mezzo e slegate.

Di qui, dunque, la richiesta di rinvio a giudizio da parte del sostituto procuratore per il reato di omicidio colposo in concorso, con l’aggravante di essere stato commesso in violazione delle norme di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro, per il titolare dell’azienda ma anche per le altre tre persone coinvolte in quell’attività, le quali, si legge nell’atto del Pm, “collaborando ad operazioni di scarico di blocchi di lastre di marmo da un rimorchio, per negligenza, imprudenza e imperizia e, comunque, in violazione della normativa antinfortunistica di settore, provocavano la caduta dall’alto dei suddetti materiali e l’infortunio mortale di Michele Calabrese”.

Più specificamente, come si legge nella nota stampa dello studio legale 3A, si imputa loro, a vario titolo, di non aver adempiuto a una serie di obblighi a cui erano tenuti, relativi alla “scelta delle attrezzature più idonee per l’esecuzione dei lavori di sollevamento e scarico dei materiali”; alla “predisposizione delle misure più adeguate a minimizzare i rischi per i lavoratori mediante l’installazione di dispositivi di protezione contro le cadute di materiali dall’alto”; alla “adozione delle necessarie cautele consistenti nella delimitazione del posto di carico e di manovra degli argani a terra con apposita barriera per impedire la permanenza e il transito sotto i carichi onde prevenire ed evitare possibili lesioni alla manodopera”.

 

 

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Pasquale

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