di Maurizio Cavaliere
‘Ciak in Molise’ è un testo interessante perché ripercorre le tracce impresse dal cinema in una terra potenzialmente accogliente per la settima arte ma che ancora non riesce ad affrancarsi dal provincialismo in cui per troppi anni è stata confinata.
Dai primi anni 50 ai giorni nostri ‘Ciak in Molise’ elenca le venti pellicole girate in Molise, ne rievoca i luoghi, gli scenari, gli incastri piuttosto casuali che hanno portato attori e registi di grido a lavorare alle nostre latitudine. Ci sono Totò e Fernandel ne ‘La legge è legge’ ambientato anche a Venafro, c’è ‘Continuavano a chiamarlo Trinità’ girato pure sulle sponde del Volturno, ci sono ovviamente i più recenti ‘Sole a catinelle’ lanciato da Zalone e ‘Non ti muovere’ di Castellitto. Fino ai film con produzione interamente molisana come ‘Il viaggio’ e ‘La pace non è uno stato naturale’ di Incas, la società di cui Vitale è parte integrante insieme con il regista William Mussini e Roberto Faccenda, oppure ‘L’amore ai tempi di Shrek’ e ‘Oltre la linea gialla’ dell’Associazione culturale ‘Moscacieca’ di Agnone.
Scorrendo le pagine, emerge il crescente interesse del cinema per il territorio molisano, così come la progressiva maturazione professionale delle risorse locali. Dal primo titolo citato in ordine di tempo (1950) ‘Due mogli sono troppe’ di Mario Camerini, con ambientazioni a Colli a Volturno, fino all’ultimo della serie ovvero ‘Il giovane Pertini – combattente per la libertà’ del 2019 (scene a Campobasso e Ferrazzano) la linea temporale è piuttosto frastagliata, a causa della mancanza di una programmazione organica tipica di regioni che negli ultimi tempi si sono avvalse di una Film Commission. Molte scelte sono dovute all’amore di protagonisti e registi per la terra d’origine. Una su tutti la commedia della bonefrana Maria Di Biase e del compagno Corrado Nuzzo. S’intitola ‘Vengo anch’io’ e c’è tanto Molise, brilla in particolare il paesaggio del lago di Guardialfiera.
E il Molise che fa? In Regione giace una Proposta di legge d’iniziativa dei 5 Stelle per l’istituzione dell’agognata Film Commission che fungerebbe da catalizzazione delle risorse e cuore di una programmazione efficace. Ma siamo ancora soltanto nel campo delle buone intenzioni. Siamo indietro. Lo sa pure il consigliere regionale Gianluca Cefaratti (presente ieri sera) che sta provando ad accelerare i tempi per farla licenziare in IV Commissione.
Bisognerà dare manforte al cinema, aggiungendo concretezza agli sforzi congiunti di una categoria che si aspetta tanto dagli amministratori di Palazzo D’Aimmo e Palazzo Vitale. “Sì – ha concluso Francesco Vitale – stiamo remando finalmente tutti nella stessa direzione, proprio come in una vera Film Commission”.
Certo non sarà facile infilarsi nel nuovo circuito dell’intrattenimento, rovesciato dagli eventi come un calzino. L’avvento delle fiction, ma soprattutto il dramma del Covid, stanno spingendo molti produttori lontano dal cinema inteso nel senso strutturale del termine. Tutto cambia rapidamente sotto i nostri occhi, altrettanto evidente è che senza un’organizzazione vera e convinti investimenti, qualsiasi velleità di emancipazione del ‘cinema’ girato e prodotto in Molise sarà bloccata sul nascere.
Il quadro legislativo è chiaro. A livello nazionale il 14 novembre 2016 con Legge 220 è stata disciplinata la materia e attribuito alle Regioni (art. 3) il ruolo di Ente che istituisce tali Film Commission. La Legge titola “Disciplina del cinema e dell’audiovisivo”.
L’articolo 2 lettera v) indica nella Film Commission “l’istituzione, riconosciuta da ciascuna regione o provincia autonoma, che persegue finalità di pubblico interesse nel comparto dell’industria del cinema e dell’audiovisivo e fornisce supporto e assistenza alle produzioni cinematografiche e audiovisive nazionali e internazionali e, a vario titolo gratuito, alle amministrazioni competenti nel settore del cinema e dell’audiovisivo nel territorio riferimento”.
La Film Commission va dunque prevista perché la contempla indirettamente una norma nazionale che investe le Regioni del potere di organizzarsi. Si può istituire con un atto della Regione, quindi non solo attraverso una Legge ma pure con un altro atto, per esempio una delibera di Giunta.
Le Regioni hanno piena autonomia ma sempre nel quadro della Legge nazionale. Servirebbe quindi una Film Commission che sia in raccordo con la legge nazionale. Tra l’altro, emblematico il caso della Puglia, le Fc funzionano bene anche per attirare risorse aggiuntive, per esempio i summenzionati fondi europei. Si tratta di budget aggiuntivi che si sommano a quelli previsti dalla Regione.
Parliamo di leggi che hanno ricadute positive sul territorio, sia in termini di visibilità (attraverso i film) sia in termini di occupazione. Ma allo stato attuale – questa è la cruda conclusione – il Molise resta l’unica Regione italiana ad esserne sprovvista.
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